Vacanze e smartworking

Non importa dove lo fai ma cosa fai (e come lo fai..)

Portare la sedia dall’ufficio a casa è stata una conquista non senza sfide e sacrifici:

– Sfide enormi per poter creare un proprio spazio sia fisico che mentale (fondamentale per poter essere davvero efficaci);

– Sfide per mantenere una socialità sana senza relegarla ad un caffè virtuale con la telecamera spenta;

– Sfide per staccare e riattaccare il cervello senza strascichi (evitando distrazioni di ogni tipo).

Lo smartworking mi ha costretto a dover imparare un sacco di cose controintuitive (come gestire la D.a.D. insieme a call con clienti, fare commissioni in mezzo agli impegni di lavoro ed imparare a staccare/riattaccare il cervello come un interruttore).

La sfida maggiore non è stata l’imposizione di un capo ma la gestione di me stesso: dover  sopportare sensi di colpa, intraprendere azioni che ritenevo non giuste fino al giorno prima e lavorare con restrizioni che costringevano a stress ed ulteriori pressioni..

Cosa ho ottenuto in cambio?

– Cominciare ad imparare a gestire tempo in maniera fluida, concentrandomi sui risultati anziché sugli schemi, i sensi di colpa ed i giudizi.

– Riuscire a prendere del tempo libero durante la giornata di lavoro e dedicare del tempo al lavoro durante le vacanze (senza stressarsi e senza saltare dal lettino della spiaggia coi nervi a fior di pelle per la chiamata di un collega o di un cliente).

– Acquisire maggior consapevolezza sulla necessità di darsi tempi giusti per riflettere, ragionare e capire cosa fare della propria vita al di là del lavoro… e per provare ad essere più liberi nonostante il peso di ciò che è sempre difficile lasciare andare (il vecchio modo di lavorare o la sedia in ufficio).

La località migliore per lavorare? Quella che scegli senza vincoli, schemi o costrizioni (o quella che ti fa sentire “un po’ al lavoro ed un po’ in vacanza”).

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