Gli errori del manager (#14/2024)

La differenza fra un manager e un altro risiede non tanto dalla quantità di errori commessi, quanto dall’atteggiamento nei confronti degli stessi…

Figli di una cultura del secolo scorso, ho visto molti di loro nasconderli, ometterli o deliberatamente girarli a colleghi e sottoposti.

Più raramente ho visto prendersene la responsabilità, accettarli, analizzarli, affrontarli e farli diventare un’occasione di crescita non solo per se stessi ma anche per i propri “team” (anche perchè, in un’epoca non troppo lontana, quest’ultimo approccio veniva considerato più rischioso che coraggioso, più lesivo che pionieristico e più sintomo di debolezza che frutto di un’estrema lungimiranza).

Eppure l’unica accelerazione possibile all’evoluzione a passi veloci imposta dalla tecnologia continua ad essere sempre quella che ha plasmato la nostra realtà nei secoli: quella che segue l’osservazione critica di ciò che facciamo e che sbagliamo… e che ci fa progredire in misura proporzionale a quanto siamo in grado di accettare la nostra “fallibilità” per farne un punto di partenza verso obiettivi più ambiziosi.

E ripensando agli “outsider del management” che ho avuto la fortuna di incontrare, ricordo bene quanto considerassero gli errori parte di un processo, guardandoli più con curiosità che con timore (consci delle proprie “spalle da giganti” e per niente intimoriti dagli effetti che questi avrebbero potuto giocare sulla propria carriera).

Fatta questa premessa e messa da parte l’esperienza personale, ho trovato ne “gli errori del manager”, molti spunti utili e tanti degli errori classici che si fanno in posizioni apicali (quando paura e egocentrismo limitano notevolmente il potenziale di tutti).

Attraverso numerosi casi e suggerimenti pratici, il libro di Andrea, Massimo e Massimiliano aiuta a riflettere e intervenire sulle principali cause di errori in ruoli tanto ambiti quanto complessi.

Un libro completo che analizza i principali deficit della leadership odierna:

–         Deficit percettivo: mancanza di una profonda comprensione delle interfacce e della complessità dei nuovi contesti;

–         Deficit emotivo: sopravvalutazione o sottovalutazione delle emozioni proprie e altrui (e della loro, complessa, inter-relazione);

–         Deficit comunicativo: mancanza di trasparenza, rispetto e critica costruttiva nei confronti di tutti gli “stakeholders”;

Tutti campi su cui lavorare attraverso formazione ed executive coaching per fare un salto qualitativo verso una leadership più partecipata, più consapevole e maggiormente efficace.

Leave a Comment