Nel 2023 non si può “morire di gerarchia” al lavoro…

Durante la costruzione dell’empire state Building (1930), gli ingegneri facevano previsioni sui materiali, sui tempi necessari e anche sui morti che ci sarebbero voluti per completare la costruzione…

Adesso per fortuna sul lavoro non si muore quasi più “fisicamente”, ma spesso si muore “celebralmente”.

Oggi abbiamo cambiato tantissime cose nel nostro modo di lavorare ma quello che è rimasto pressoché inalterato è la “gerarchia”.

La gerarchia è spesso funzionale: serve per mettere ordine nel caos e ha contribuito a creare il mondo per come lo conosciamo oggi e a darci i comfort di cui godiamo.

Ma il problema è come sempre nell’uso che ne facciamo: concepire la gerarchia nel 2023 come la concepivamo anche solo 20 anni fa è un errore che rischia di portarci effetti collaterali come: inefficienza, sotto-sfruttamento dei talenti, soffocamento delle capacità umane e deperimento delle risorse intellettuali.

La gerarchia mantiene il suo perchè ma deve essere radicalmente cambiata nel suo utilizzo perché, parafrasando il titolo di un libro di Marina Capizzi, “non si può morire di gerarchia” (o, almeno, non nel 2023).

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