Images (#8/2023)

Procedure, regole, schemi e un rigoroso approccio meccanicistico hanno determinato il successo della scorsa era industriale, consentendo la produzione di massa di beni e favorendo lo sviluppo per come lo conosciamo oggi.

Il sistema meccanicistico (che ha visto l’industria somigliare più a una macchina che a un essere vivente), ha avuto sicuramente i suoi vantaggi in tempi stabili e di boom economico, mantenendo ancora il suo senso in mercati in cui la precisione, la sicurezza e una chiara suddivisione delle responsabilità risultano essere di primaria importanza.

Tuttavia , nonostante i successi passati, i cambiamenti introdotti dall’evoluzione tecnologica, dall’industria 4.0, dall’era del “knowledge work”, dalla pandemia, dalle nuove guerre e dal mondo “VUCA” (volatile, incerto, complesso e ambiguo), hanno introdotto variabili imprevedibili che stanno mandando in crisi un sistema burocratico poco adatto ai nuovi contesti..

Gli approcci meccanicistici all’industria e al ruolo delle persone al loro interno hanno grossi limiti che possono portare a:

–       Sviluppare forme organizzative caratterizzate da una forte resistenza verso modelli maggiormente adatti a un contesto mutevole;

–       Dar vita a una burocrazia ottusa, autoreferenziale e priva di senso della realtà;

–       Dar luogo a effetti collaterali per cui gruppi interni all’azienda perseguono metriche e risultati individuali a discapito degli obiettivi generali;

–       Avere effetti disumanizzanti sui dipendenti (specialmente quelli collocati alla base della piramide organizzativa).

Questi limiti hanno portato (o dovrebbero portare) a riconsiderare profondamente l’approccio verso il mondo del lavoro… trasformando le aziende da “macchine” a “organismi viventi” fatti di persone in grado di cooperare e lavorare insieme per il benessere e la crescita collettiva.

La fine dell’era meccanicistica richiede di fare spazio a un’industria più olistica ed umana: un’impresa in grado di capire le dinamiche complesse, di creare una cultura interdipendente e di eliminare silos e interessi privati che alimentano differenze di status e producono danni di lungo termine.

“Images” estende questa e molte altre metafore dall’ambito delle organizzazioni a quello della nostra società, spiegandone l’evoluzione e la storia per far comprendere quale forma può essere data a un futuro “diverso”.

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