Quando i titoli diventano zavorre e impediscono di “evolvere”…

Non è mai facile rinunciare a un titolo, specialmente se hai impiegato anni per ottenerlo.

Ieri ho dovuto disiscrivermi dall’ordine degli ingegneri per fare spazio alla creazione di una nuova “impresa”.

Ho esitato: sapevo che dovevo firmare per andare avanti, per chiudere un capitolo e aprirne un altro ma ho avuto un blocco temporaneo.

In un istante mi sono ricordato degli anni piegato sui banchi dell’ Università degli Studi di Firenze, dell’angoscia degli esami, della prova di stato, delle scartoffie e del lungo periodo di sofferenze per arrivare ad ottenere il titolo di “Ing.”.

Un percorso intrapreso per la troppa fretta di “prendere la strada giusta” e per avere il riconoscimento di una società allora come oggi troppo concentrata sulle “etichette”.

Quel titolo (insieme agli altri che sono seguiti) mi ha dato la possibilità di laurearmi giovanissimo, di trovare lavoro senza mandare un curriculum, di fare il direttore lavori della mia casa a impatto zero e di vivere i primi 10 anni di carriera in modalità “fast tracking”.

Ma mi ha anche inchiodato in una visione statica, convincendomi che non avrei potuto/saputo fare altro e legandomi a uno status che “pesava talmente tanto” da rendermi difficile immaginare chi potessi essere al di fuori di esso (e facendomi passare gli ultimi 10 anni in modalità “stand-by”).

Quando sei legato a un titolo, vivi in una gabbia dorata ma sei bloccato in un’istantanea che impedisce cambiamento ed evoluzione: uno “status” dà tanto ma chiede ancora di più perchè impedisce di allargare la visione e fare quello per cui sei portato veramente.

La lezione che ho imparato è che per evolvere verso qualcosa di nuovo, devi riuscire a toglierti le zavorre di dosso (anche se quelle zavorre ti sono costate “sangue,sudore e lacrime” e hanno determinato quello che sei stato per un sacco di tempo).

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