A ogni generazione il suo “fenomeno”..

Oltre alle “grandi dimissioni” e il “quite quitting”, adesso abbiamo anche i “Neet”…

In gergo si chiamano “Neet” le persone “non attive in educazione o training” (in inglese “Not Engaged in Education, Employment or Training): sono giovani che escono dalle scuole superiori e che non cercano alternative.

Ieri sono stato invitato per un’iniziativa probono dedicata a loro e ho scoperto che quasi il 25%, dopo aver finito l’esame di quinta, sta a casa senza lavorare, senza cercare lavoro e senza formarsi.

Le “persone non attive” nella nostra società sono “vuoti a perdere” (alla stregua dei barboni che però non hanno una famiglia e un tetto che li sostiene).

In Italia i “Neet” sono più di tre milioni, potrebbero essere i nostri figli (anche se a ognuno piace credere di avere dei figli “diversi”) e a meno di non pensare semplicisticamente che siano tutti vagabondi, sono sintomo di un problema non molto dissimile a quello che stiamo sperimentando noi con la “great resignation” e il “quiet quitting”.

La maggior parte di questi 3 milioni di “giovani”, lavorerebbe, studierebbe e si sentirebbe ingaggiata se solo avessero delle opzioni o qualcuno che può aiutarli a trovare una strada.. così come la maggior parte di noi non farebbe “quiet quitting” se solo trovasse nel proprio lavoro una motivazione e delle alternative valide…

Le origini del fenomeno dei “Neet” non sono molto diverse da quelle delle milioni di persone che stanche, demotivate e senza alternative si sentono in un vicolo cieco e decidono di mettere il cervello in standby distraendosi con uno smartphone (e subappaltandogli gran parte delle proprie attività celebrali).

La soluzione?

Io non ce l’ho, ma idealisticamente mi piace pensare di poter contribuire a una società dove ci siano meno “Neet”, meno “quite quitter” e meno persone considerate dei “vuoti a perdere”…

Perché?

Perchè nella vita può capitare a tutti di sentirsi un vuoto a perdere.

È capitato anche a me e la differenza non l’ho fatta io ma le persone e i mentor che ho avuto la caparbietà di cercare (e la fortuna di incontrare).

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