Finisci pure il tuo pranzo… (che tanto l’azienda non chiude..)

L’altro giorno ho chiamato un collega perchè avevamo un cliente che aveva bisogno di un’informazione “urgentissima”.

Gli ho chiesto se potevo disturbarlo e mi ha detto di sì (anche se stava mangiando…).

In genere conosco bene gli orari delle persone che lavorano con me, ma stavolta la persona in questione aveva anticipato il suo pranzo per impegni personali sopraggiunti.

Nonostante l’urgenza e la pressione del cliente, ho detto a lui di finire il suo pranzo e di richiamarmi non appena fatto.

Perchè? Essenzialmente per due motivi:

  • Le persone lavorano meglio con la pancia piena;
  • L’azienda non chiude per mezz’ora (neanche quella del cliente).

Battute a parte, quando c’è il rispetto dei tempi altrui, le persone lavorano con più efficienza ed i risultati sono quasi sempre gli stessi nel breve termine, ma enormemente più alti nel medio-lungo termine.

Se gli avessi messo pressione, avrei creato un “tappo nel suo stomaco” e lo avrei stressato inutilmente per una risposta che poteva benissimo aspettare.

Non ho una telecamera ma potrei giurare che il collega ha comunque finito il suo pranzo velocemente (ma senza stress), ed ha dato priorità alla mia richiesta evadendola in 10 minuti (ho trovato la risposta nella mia mailbox dopo 20 minuti dalla telefonata).

Il motivo per cui le persone lavorano bene o male in un gruppo, dipende molto dal reciproco rispetto dei tempi dei singoli: siano che essi siano dettati dalla “fame chimica” che da incombenze personali che loro ritengono (a torto o a ragione), più importanti di una presunta urgenza.

Nel lavoro quotidiano, quasi mai ci sono urgenze tali da giustificare reazioni sincopate, allarmismi o atti di forzatura psicologica che fanno guadagnare qualche minuto a discapito di una relazione di fiducia (la cui perdita farà “tardare” tutte le risposte a richieste successive).

Fortunatamente pochi di noi operano a cuore aperto… il resto dovrebbe avere il polso fermo per capire il contesto, saper aspettare, rispettare le condizioni degli altri e generare quella fiducia che sul lungo termine rende tutto il sistema estremamente più efficiente e produttivo.

Se hai rispetto del tuo interlocutore, lui lo avrà per te… se vuoi che “scatti” quando lo chiami, devi imparare ad avere rispetto dei suoi tempi come vorresti che gli altri avessero rispetto dei tuoi.

Il rispetto chiama rispetto… e l’efficienza chiama efficienza.

Qualcuno di questi tempi la chiamerebbe erroneamente “leadership”… ma è puro e semplice buon senso.

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