Empatia pratica: perché un manager dovrebbe (sempre) rispondere (a tutti)..

Empatia pratica: perché un manager dovrebbe (sempre) essere disponibile (per tutti)..

C’era una volta una malsana convinzione, maturata in decenni di vecchie abitudini, che più si saliva nella scala gerarchica e più si doveva diventare “inaccessibili”.. gestendo migliaia di risorse con un ologramma proiettato in qualche mega schermo di una sala riunioni.

Ma qualunque sia il contesto industriale di riferimento, per ottenere risultati è necessario generare fiducia… cosa che presuppone la capacità di chiunque gestisca persone di rendersi disponibile, reperibile ed aperti (e di spendere più tempo nei corridoi che nelle proprie “stanze”).

Più si sale nella scala gerarchica e più è la quantità di persone di cui si deve ottenere fiducia… quindi più si è in alto nell’organigramma e più è importante essere accessibili..

Così come un’azienda deve conquistarsi la fiducia dei propri consumatori (da cui dipendono i suoi risultati finanziari), così un leader deve garantirsi la fiducia dei propri collaboratori… (da cui dipendono i suoi risultati finanziari).

Chi si fiderebbe mai di un’azienda che non risponde o che non cura la sua principale risorsa?!?

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Molti pensano ancora che più un professionista occupa una posizione “apicale” e più giustificabile può essere la sua “irreperibilità”.

Ormai dopo decenni di stanze dei bottoni e consigli di amministrazione a porte chiuse ci abbiamo fatto l’abitudine e quello che è poco logico è diventato una “realtà assodata”.

La verità porta invece in direzione opposta: per essere manager efficaci bisogna rappresentare un “sistema aperto”…. e trascurare questo “assioma” può fare la differenza fra essere “un buon professionista” (che rimane rinchiuso in quattro pareti e dà un contributo nel breve periodo) o essere “il miglior professionista nella storia dell’azienda” (quello che verrà ricordato nei corridoi per la sua capacità di parlare a tutti e di essere un punto di riferimento per l’intera organizzazione).

Se c’è una delle poche cose su cui quasi tutti i “guru della leadership” sono d’accordo è che una gran parte delle capacità di esercitarla sia riconducibile all’ottenimento del rispetto e della fiducia dei propri collaboratori.

Un rapporto di fiducia si instaura quando le parti possono contare l’una sull’altra ovvero quando le persone possono essere sicure di poter fare affidamento sui propri contatti, con la sicurezza di poterli “raggiungere” in qualsiasi momento.

Essere disponibili non vuol dire sempre di sì, né rispondere sempre al primo colpo: essere disponibili vuol dire dare quella sensazione di sicurezza ed onestà che rende un collaboratore confidente di poter fare affidamento su di te in qualsiasi momento.

Per testare questo semplice concetto basta riflettere sul nostro quotidiano: ci fidiamo di un’azienda che ha un servizio clienti che non ci risponde, che ci mette in attesa per ore o che non ci richiama se lasciamo un messaggio?

La risposta è ovvia: NO

Quando è che ci fidiamo di un’azienda? Quando possiamo raggiungerla facilmente, contare su un servizio assistenza efficiente ed un servizio clienti ad ascoltare le nostre richieste e le nostre necessità.

Come non potremo mai avere fiducia in un’azienda “irreperibile”, così non potremo mai fidarci in una persona che non dedica sufficiente tempo e risorse ai propri “stakeholders” (o che si rende irreperibile per la maggior parte del tempo).

Così come un’azienda deve prestare attenzione al servizio clienti (visto che “i clienti” sono la fonte del suo reddito nonché il motivo per cui esiste), così un leader deve prestare attenzione ai suoi “clienti” interni (che insieme a quelli esterni costituiscono la sua risorsa maggiore)..

E’ evidente quanto questo concetto sia applicabile per qualsiasi professionista… ma è altrettanto evidente  come sia ancora più importante via via che si sale nella scala gerarchica.

Più persone si gestiscono, più è necessario essere “credibili” e richiamare fiducia: più si assumono ruoli di responsabilità e maggiore è l’eco delle proprie azioni.. e l’effetto “leva” che si può ottenere..

IN CONCLUSIONE

Essere disponibili è un investimento ad alto rendimento nel lungo termine.

Chi riesce ad accaparrarsi la fiducia di centinaia di persone ottiene un eco ragguardevole… che va al di là di qualsiasi singolo contributo si possa mai raggiungere singolarmente.

La fiducia potenzia l’effetto leva, crea un ambiente fertile sia per la produttività che per l’espressione dei talenti e fa sì che le cose accadano senza ricorrerle….

Per questo motivo costituire un “sistema aperto” produce più risultati: chi gira per i corridoi, si ferma a parlare con gli impiegati, scambia i propri contatti e lavora con la porta aperta riesce non solo a ispirare e motivare le persone.. ma anche a carpire informazioni utili che pochi adepti poco inclini a dire la verità potrebbero non sapere (o non dire).

La disponibilità dovrebbe essere un pre-requisito di qualsiasi professionista; è qualcosa di estremamente semplice e logico e genera un contorno per cui i risultati vengono da soli e non c’è bisogno di ricorrerli e spendere ore per rappresentarli…. chiudendosi in 4 pareti e rendendosi “irreperibili”..

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