Perchè dovremmo farlo ora (non è quasi mai troppo tardi)
C’è un’interessante statistica che dice che la maggior parte degli intervistati in punto di morte hanno avuto pochi rimpianti per quello che hanno fatto ma tantissimi per quello che non hanno fatto.
L’aspettativa di vita si allunga e tutti credono di poter battere l’unica forza ineluttabilmente democratica dell’universo: il tempo invece è implacabile, non guarda alle generazioni nè ai patrimoni e non fa distinzioni sociali, religiose o sessuali.
A dire il vero un po’ di distinzioni sessuali le fa, visto che altrettante celeberrime statistiche confermano la maggior aspettativa di vita delle donne rispetto agli uomini… (con buona pace del sesso che si considera “forte”).
Ma a parte i dettagli, è inconfutabile che nel 99% dei casi la vita è assimilabile nella migliore delle ipotesi ad un metro: una stringa di 100 centimetri che metaforicamente può rappresentare il nostro percorso in questo mondo (sostituendo i centimetri con gli anni).
E così dovremmo periodicamente fare un punto della situazione e posizionarci all’interno del metro misurando quello che abbiamo fatto ma anche quello che non abbiamo fatto.
Anno dopo anno, la parte rimanente del metro si accorcia così come evidentemente il tempo che rimane per fare tutto quello a cui abbiamo rinunciato o che semplicemente abbiamo proiettato in avanti (procrastinandolo).
Il tema è analogo a quello che ho trattato di recente ed è un tema ricorsivo particolarmente importante per la gestione del nostro tempo (e quindi della nostra felicità che ne è conseguenza imprescindibile).
Il punto è che siamo nati per decidere, in una parte di mondo in cui possiamo permetterci ancora il lusso di fare delle scelte e di prendere in mano il nostro destino per evitare di avere rimpianti alla fine della corsa (riconfermando le statistiche).
E’ ovvio che più in là andiamo col “metro” e più saremmo condizionati dalle scelte che abbiamo già fatto negli anni precedenti: alcune strade non saranno più percorribili, molte saranno sconsigliabili a causa del nostro vissuto, delle nostre scelte e delle nostre “non scelte” ma molte altre ancora saranno lì ad aspettare di essere percorse.
E come un aeroplano è più pericoloso a terra che in volo (perchè nato per volare e non per rimanere fermo in un hangar a prendere ruggine), anche noi siamo fatti per vivere e non per avere rimpianti.
Vivere la vita pienamente significa avere il coraggio delle proprie scelte, non rinunciare alle proprie passioni o ai propri sogni (tanto meno se come avviene nella maggior parte dei casi, la ragione della rinuncia è riconducibile ad un giudizio esterno a noi) e decidere ora ed oggi dove vogliamo andare.
Vivere significa decidere, affrontare i bivi e superando le nostre paure e tutte quelle incertezze che trasformano i “posso” in “avrei voluto”.
Il pre-requisito è la conoscenza di noi stessi e di quello che vogliamo fare nella vita mentre la condizione necessaria è la fatica: niente si raggiunge senza sforzo ma vale la pena riflettere se vogliamo spendere energie per inseguire la nostra strada piuttosto che spenderle per sopportare il peso di un rimpianto.
Vivere la vita è un must come lo è non sprecare il nostro tempo a fare cose che non ci piacciono, che non danno valore aggiunto o che non contribuiscono al nostro benessere.
Non c’è un terzo tempo dopo la fine e difficilmente avremo l’opportunità di superare in salute il metro fatto di 100cm: per quello è importante riflettere quotidianamente su quello che facciamo, sulle scelte che operiamo e sull’importanza di non procrastinare.
Situazioni che ci rendono infelici oggi lo faranno anche domani con la differenza che da domani avremmo perso ulteriore tempo per recuperare.
Non è (quasi) mai troppo tardi