Come cambia il concetto di aiuto dei genitori nella società moderna

La maggior parte dei genitori delle persone della mia generazione, ha vissuto il boom economico del periodo post-bellico: un periodo felice dove l’economia pompava tanto da far sembrare la guerra da poco passata un lontano ricordo.

Chi ha vissuto negli anni ’70, ha vissuto in un mbiente relativamente positivo, dove anche chi faceva l’operaio in fabbrica poteva garantirsi un futuro, una famiglia ed una casa.

Il fatto poi di provenire da famiglie che avevano  vissuto la guerra ha trasmesso loro il concetto del risparmio. E’ così che la maggior parte dei nostri genitori, in un ambiente favorevole e con una acquisita mentalità da “formica”, ha accantonato risparmi da investire in future, possibili necessità.

Il senso di “dare una mano” ai figli lo hanno quindi in qualche modo ereditato. La società ed un periodo di crescita sopra la media ha fatto il resto.

Il concetto di “dare una mano” per i nostri genitori è quindi sempre stato per la maggior parte associato al fornire un aiuto economico per l’acquisto di una casa perchè questo è quello che per loro rappresentava   la sicurezza in un mondo relativamente stabile (“con un lavoro ed una casa sei a posto per tutta la vita”).

Ma il mondo dagli anni ’80/’90 ad adesso è cambiato completamente: la crisi economica ha abbattuto quasi totalmente la nostra capacità di risparmio e ridefinito i valori dei beni immobili (resi più volatili e meno stabili verso una tendenza al ribasso complessivo).

La globalizzazione ha fatto il resto, sconvolgendo interi mercati e cambiando il concetto di un lavoro che da fisso si sta facendo sempre più “mobile” sia temporalmente che fisicamente.

Il cambio è così radicale che in completa antitesi con quanto era valido nel XX secolo, mantenere un posto per più di qualche anno diventerà uno svantaggio così come non muoversi dalle vicinanze  della propria città o non diversificare le proprie competenze.

I nostri figli più che di una casa avranno  bisogno di formazione per acquisire quelle che sono già oggi le caratteristiche fondamentali del futuro: indipendenza, educazione all’errore e all’insuccesso, apertura mentale, assenza di pregiudizi e conoscenza del mondo.

Avranno bisogno di viaggiare, veder cosa succede dall’altra parte del mondo (non solo ad Ovest in America ma anche ad Est verso la Cina) e sperimentare soluzioni per rispondere ad esigenze di mercato che cambiano alla velocità della luce.

Il mondo che abbiamo vissuto dopo la seconda guerra mondiale è stato un mondo in crescita ed abbastanza stabile: il mondo del ventunesimo secolo sarà invece un mondo liquido in progressivo allontanamento dal concetto di “possesso”. Teleriscaldamento, multiproprietà, mobilità condivisa, computer che lavorano insieme, formazione ed informazione in rete, robotica, smartworking e luoghi di lavoro sempre meno fisici sono una realtà già oggi e ci sono tutte le premesse perchè costituiscano la nuova normalità.

Nella parte di America che, non senza contraddizioni,  sta trainando il mondo, l’investimento in formazione è al primo posto: nonostante sia appannaggio ancora di pochi eletti, molti puntano sulle università più prestigiose del mondo come Berkeley, Yale o Standford (incubatrice delle start up della Sylicon Valley da cui provengono il 90% delle App che utilizziamo).

I prestiti bancari per l’accesso a queste università (le cui rette annuali possono agevolmente superare i 50 mila dollari) stanno raggiungendo negli Stati Uniti i livelli dei valori dei mutui immobiliari.

Senza arrivare a questi estremi, è chiaro come le nuove tendenze rendano l’investimento nella crescita dei nostri figli (che oltre all’università comprende ancora prima corsi di lingua e di formazione, manuali, viaggi, vacanze studio etc.), un qualcosa che alla lunga avrà molta più importanza di quello fatto su qualsiasi bene immobile.


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