Perchè l’Arabia è un luogo migliore della Norvegia per realizzare una casa ad impatto zero…

Siamo abituati a pensare che il massimo dell’efficienza energetica si possa raggiungere nei paesi nordici e che le case “passive” abbiano senso solo nei paesi dove è tendenzialmente freddo.

Questa “strana idea” viene da una cultura in cui siamo stati abituati a pensare poco e male riguardo le energie e le loro potenzialità.

Per abitudine pensiamo che un “cappotto” sia più efficace di inverno, che il deserto porti solo disperazione e che l’efficienza energetica sia una questione solo di “involucro” e non anche una questione legata al contributo attivo delle cosiddette “fonti rinnovabili”.

Per sfatare questo mito, diciamo subito una verità incontrovertibile ovvero che fra paesi caldi e freddi c’è una notevole differenza in termini di potenzialità sulle “energie” producibili: escludendo dal ragionamento l’ eolico (il cui contributo dipende dai venti e quindi non dalle latitudini/longitudini), è evidente come l’energia solare sia maggiormente disponibile nei paesi caldi piuttosto che nei paesi freddi...

Per ragioni legate sia agli eventi atmosferici che di latitudine/longitudine, a parità di potenza di un impianto fotovoltaico, in Arabia è possibile produrre molta più energia rispetto a quella potenzialmente realizzabile in un paese nordico dove la quantità di luce diurna è più “irregolare”.

Trascurando la perdita di potenza degli impianti fotovoltaici con le eccessive temperature, l’esposizione al sole di un paese caldo èpertanto evidentemente molto maggiore rispetto alle parti del globo in cui le temperature scendono sotto lo zero..

Detto questo c’è un altro aspetto non trascurabile..

Ovunque sul globo, scendendo in profondità c’è una risorsa infinitamente preziosa che è costituita dalla terra: a pochi metri nel sottosuolo la temperatura della terra è costante ed attorno ai 15 gradi: supponendo di poterci accedere, questo vuol dire che potremmo idealmente portare questo “calore” nelle nostre case e quindi avere con un apporto costante di energia una temperatura interna nelle abitazioni prossima a quella indicata (sia nei paesi caldi che in quelli freddi).

Supponiamo ora di avere involucri abbastanza performanti sia al caldo che al freddo: il problema principale è la differenza di temperatura fra esterno ed interno ma mentre nel caso dei paesi torridi gran parte del calore è dato dall’irraggiamento solare, schermando opportunamente si può rendere minore il delta termico e quindi avere minore necessità di energia per portare la temperatura interna dagli ideali 15 gradi suddetti ad i 20 gradi considerati “confortevoli”.

A questo si aggiunge che in paesi come l’Arabia, è possibile sfruttare al massimo l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico che quindi può produrre molta più energia di quella necessaria ad un impianto di condizionamento per funzionare.

Per i paesi freddi la situazione è più critica perchè il freddo è freddo ed al contrario dei paesi caldi dove si può mitigare la temperatura delle pareti esterne tramite le schermature, in questi casi non ci sono soluzioni ulteriori se non chiaramente intervenire sull’involucro (che però abbiamo già supposto essere stato “ottimizzato”).

Essendoci inoltre poca luce, un impianto fotovoltaico anche a parità di potenza produce molto meno e pertanto sarà maggiore il numero di ore in cui il contributo per il riscaldamento sarà coperto dalla produzione dell’impianto stesso (e pertanto maggiore la quantità di energia che dovrà essere fornita per avere i famosi “20 gradi”).

Per quanto detto, con le dovute semplificazioni, è evidente come i paesi “caldi” siano più “adatti” per sviluppi futuri che vedano impianti fotovoltaici come protagonisti.

Ovviamente questo sul “breve” termine in quanto sappiamo bene che come le macchine elettriche saranno uno step transitorio, anche gli impianti che utilizzano il sole con le attuali tecnologie saranno in futuro sostituiti da sistemi ancora diversi e maggiormente “efficienti” (idrogeno in primis).

Se in Arabia avessero una diversa mentalità, potrebbero sfruttare a pieno tutte le potenzialità del sole, vivere ad impatto zero e fornire elettricità a tutto il mondo (come ora lo riforniscono di petrolio).

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John T. Talley

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