“È più divertente fare il pirata che entrare in Marina”


Così disse Steve Jobs quando venne licenziato dal board della sua stessa azienda allontanandosi forzatamente da Apple.

“La marina” per lui erano tutte le organizzazioni con regole eccessive che ostacolavano l’innovazione, il pensiero laterale e quello critico.

La maggior parte delle persone preferisce entrare in “Marina” perchè questa garantisce sicurezza, un’ampia zona di confort e una serie di vantaggi innegabili.

Purtroppo però gli stessi vantaggi di queste organizzazioni strutturate, limitano molto la creatività, l’impatto che le nostre decisioni possono avere sul business, la qualità del lavoro e la possibilità di spingere verso nuovi orizzonti di servizi o di prodotti.

La “Marina” tende ad “appiattire” procedendo lentamente e con piccoli passi su un percorso evolutivo che parte dal vecchio: i pirati viceversa rappresentano il totale sconvolgimento dello status quo e un terreno fertile per inventare qualcosa di completamente nuovo (almeno così la pensava Steve Jobs).

Per questo, dopo il suo licenziamento, l’ex capo di Apple issò fuori dalla sua nuova azienda una bandiera disegnata da Susan Kare (che la dipinse nel 1983 dopo la nascita di “Lisa”, precursore del primo Mac): la bandiera fu una dichiarazione di guerra a quei dirigenti conservativi di Apple che lo licenziarono nel 1993 e che vedevano il suo team come una banda di pirati ribelli.

La storia avrebbe poi dato ragione ai pirati… almeno per una volta.

P.s.: ai tempi di Jobs non c’erano i modelli “ibridi”: oggi il futuro delle aziende è riuscire a navigare in vascelli della Marina con una mentalità da pirati, sfruttando la struttura e l’organizzazione ma rimanendo pronti a mettere in discussione lo status quo (quando ci si rende conto che questo “ha perso il suo status”).

Per approfondimenti: “ribelli” di Melissa Schilling, “talento ribelle” di Francesca Gino e la storia dei pirati (che rappresentano tuttoggi, uno dei più moderni modelli di diversità, inclusione ed “equità”)

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