Il piano B è un’alternativa che ognuno di noi dovrebbe avere…


A cosa serve un piano B?

Serve per acquisire non solo una libertà finanziaria, ma anche quella libertà “morale” che si traduce in uno stato di benessere che favorisce la massima espressione delle proprie capacità.

Con un piano B puoi essere te stesso in ogni contesto perché hai la possibilità di poter contare su una via di uscita quando i piani A non vanno come dovrebbero (cosa che in una vita “normale” accade piuttosto frequentemente).

Avere un piano B vuol dire costruire nel tempo nuove strade: maturare nuove competenze, migliorarsi ogni giorno e imparare a capire che non esiste “il lavoro della vita” ma esisti tu e nuovi percorsi da tracciare.

Significa lavorare per un’azienda mentre si lavora su se stessi per far crescere un “capitale di competenze” che col tempo dà vita a contatti, attività, nuovi posti in cui stare e nuove persone da frequentare.

Il “piano B” è qualcosa che aiuta ad allargare le prospettive e avere maggiore flessibilità… ma è anche un libro che contiene “10 consigli” per costruirsi un’alternativa e le testimonianze di moltissimi professionisti che hanno avuto la caparbietà e il coraggio di disegnare un “nuovo futuro professionale”.

A pagina 198 del libro di Vittorio e Luigi trovate un mio contributo, insieme a quelli di Fabiana Andreani, Massimo Begelle, Irene Boni, Teresa Budetta, Carlo Caporale, Marco Ceresa, Martina Domenicali, Emanuela Ferro, Gabriele Ghini, Simone Giorgi, Giulia Lapertosa, Andrea Malacrida, Federica Pasini, Filippo Poletti, Gianluca Raisoni, Walter Romano, Andrea Splendiani, Eleonora Valè e Roberta Zantedeschi

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