L’arte di far domande (#9-2024)

Spesso pensiamo che comunicare voglia dire solo “parlare”

Questa convinzione è molto diffusa ovunque ma lo è soprattutto in ambienti lavorativi impostati su gerarchia e “telling” (= “ti dico cosa devi fare”).

Concentrarsi a “dire” e dimenticarsi di praticare l’ascolto attivo, porta a perdere pezzi di informazione importanti, non consente al nostro ragionamento di superare i propri inevitabili “pregiudizi” e lascia spazio a fraintendimenti fra le persone.

In poche parole un processo di solo “telling” crea distanza, pone barriere e instilla false convinzioni che deteriorano le relazioni e possono spingere a prendere decisioni sbagliate.

Per ovviare a questo “bug” (spesso conseguenza dell’estrema semplificazione che cerchiamo di ottenere sacrificando le interazioni sotto l’altare della “efficienza operativa”), è necessario imparare a fare domande.

Parlare meno e fare le domande giuste: una qualità che è fondamentale in tutti gli ambienti (perché i nostri modelli cognitivi e i processi in base ai quali semplifichiamo sono gli stessi per tutti gli esseri umani), ma che diventa fondamentale soprattutto in ambienti di lavoro in cui passiamo la maggior parte del tempo.

Farlo è fondamentale perché la mancata opportunità di fare domande, di ascoltare e di aprire a un processo paritario di interscambio, crea disvalore, inefficienza e un clima che produce insoddisfazione, disingaggio, mancanza di risultati e disaffezione.

L’arte di far domande è un classico manageriale … e un ottimo testo per apprendere e migliorare le dinamiche relazionali nel mondo delle organizzazioni

Leave a Comment