“Il coraggio ce l’ho, è la paura che mi frega..”



Il tema del coraggio nel mondo del lavoro sta emergendo come requisito fondamentale sia per la propria realizzazione che per il raggiungimento di risultati degni di nota.

Perché?!?

Perché dietro il coraggio c’è la forza delle nostre scelte, la determinazione nel portare avanti le nostre passioni e la caparbietà di tirare fuori le nostre capacità e di coltivare le nostre competenze.

Di fronte alle sfide globali odierne, prendere coraggio delle proprie posizioni, delle proprie idee e dello sviluppo di sé e delle proprie competenze non è più una scelta.

Il coraggio non è un concetto astratto: è una pratica deliberata fatta di azioni e scelte che compiamo quotidianamente dentro e fuori dal contesto lavorativo.

Molierè diceva che “siamo responsabili non solo di ciò che facciamo ma anche di ciò che non facciamo”… e personalmente credo che questo valga anche per il coraggio che decidiamo di non avere (dentro e fuori dall’ufficio).

Ma cosa è il coraggio sul posto di lavoro?

Abbiamo il coraggio di progettare un contesto lavorativo che permetta alle persone di stare bene?

Abbiamo il coraggio di far sentire la nostra voce senza aver paura di perdere una posizione o uno status acquisito?

Abbiamo il coraggio di cambiare le cose o di investire in relazioni sincere che vadano oltre il nostro interesse personale?

E soprattutto: abbiamo il coraggio di condividere un fallimento?

E poi, come si sviluppa o si fa crescere il coraggio?

Un’idea ce la dà questo testo, che propone un modello a cinque dimensioni in cui vengono esplorati il coraggio di dire, quello di fare, quello di dare, quello di “essere nella relazione” e quello di decidere.

Attraverso emozioni e timori (contro-intuitivamente alleati del “coraggio”), esplorando esempi tratti dal mondo del business ma anche da quello dell’arte, della letteratura e dello sport, l’invito è quello di allenare una pratica che intuitivamente riconosciamo come fondamentale ma che per una serie di motivi (paura del giudizio, pressione sociale, aspettative auto-indotte), facciamo fatica a implementare nella vita di tutti i giorni.

Ho trovato in questo testo moltissimi spunti di riflessione e di stimolo che mi hanno rimandato al tempo in cui, dipendente di una multinazionale e ormai diretto verso un “binario morto”, cominciai a divulgare concetti che negli anni sarebbero stati di stimolo per molte persone e fonte di opportunità e nuovi progetti.

Dal coraggio è nata NeNet… e l’amicizia con l’autrice di un libro in cui potrete trovare tantissimi spunti per dare una svolta al vostro percorso personale o professionale (a patto di aver voglia di “sporcarsi le mani” ricordandosi che, come diceva il buon Einstein, “non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare sempre le stesse cose”…).

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