Scopritori di problemi o cacciatori di sfide?

Scopritori di problemi o cacciatori di sfide?

Queste sono le due categorie a cui possiamo appartenere come dipendenti.. (più o meno..)

La prima definisce le persone abili a trovare un problema, ad intercettarlo ed a collocarlo magistralmente in qualche area aziendale (cosa che produce effetti positivi almeno fino a quando tali aree non risultano sistematicamente “quelle degli altri”)

La seconda definisce invece quelli che il problema amano più risolverlo che “vivisezionarlo”.. persone che hanno l’istinto verso una soluzione che gli consenta di andare avanti ma che non spendono tempo, né a capire chi possa averlo generato, nè ad interrogarsi sulla genesi.

Sebbene la simpatia vada prevalentemente ai secondi (meno burocrati e più pratici)… in realtà l’ottimo è quello di avere in squadra sia l’uno che l’altro, in percentuali diverse sia in base alle mansioni da svolgere che al business di riferimento..

Quella di trovare il giusto mix è una delle sfide più grandi per manager e risorse umane: una sfida che può essere risolta con metodo, visione e creatività..

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La ricetta perfetta: questione di ambiente, mercato di riferimento e recruiting..

Simpatie a parte, non c’è un modello giusto ed uno sbagliato…

Dipende dal contesto, dall’ambiente e dal momento storico.. e se ultimamente il partito politico dei “cacciatori di sfide” va per la maggiore, non bisogna dimenticare che c’è stato un lunghissimo periodo (da cui non siamo ancora usciti), in cui la “prima repubblica” dei lavori è stata caratterizzata dagli “scopritori di problemi”..

Tendenzialmente la questione riguarda sempre la natura delle persone… ma è chiaro che molto spesso il modello dell’impiegato “tipo” viene stilato dalle HR, in base alle caratteristiche della cultura aziendale e della tipologia di mercato e del momento storico in cui un’organizzazione si trova ad operare.

Business più classici hanno bisogno di schemi, regole e metodologie strutturate: in questi settori è più probabile che la selezione sia tesa verso il modello “scopritore di problemi”.

Uno “scopritore di problemi” è una persona precisa, puntuale ed accorta.. spesso tendenzialmente specialista ed molto orientata alle procedure.

Per intendersi è un professionista assimilabile ad un aiuto cuoco che in una ricetta segue la lista degli ingredienti pedissequamente, sia nei contenuti che nelle quantità… e se il risultato finale è leggermente dissimile da quello precedente, è colui che riesce ad identificare quale componente della ricetta è sbagliato, risalendo all’origine e mettendo il cuoco in condizione di correggere il tiro e sfornare piatti/prodotti tutti uguali.

Questa tipologia di impiegato è perfetta in business da prodotti di massa o mercati in cui è in ballo la sicurezza delle persone: ambiti in cui la ripetitività è un must e per cui ogni deviazione dallo standard può indurre effetti catastrofici (volendo rimanere in tema culinario sarebbero ottimi in un’azienda di panettoni industriali..).

I “cacciatori di sfide” sono viceversa personalità completamente opposte: si presentano a lavoro cercando ogni giorno una novità diversa, che renda la ricetta meno ripetitiva con l’aggiunta di ingredienti che introducano varianti da sperimentare.

Sono le classiche persone che trovano la propria soddisfazione nella risoluzione dei problemi, che considerano alla stregua del “sale” della propria professione.

E’ un tipo di impiegato che va bene in contesti dove c’è una forte necessità di innovare, di inventare nuovi prodotti o nuove soluzioni; non chiedetegli però di fare un’analisi del problema che hanno risolto: nel migliore dei casi la considererebbero una perdita di tempo e nel peggiore non saprebbero farlo..

I cacciatori di sfide provano continuamente ricette diverse, non si curano dei rapporti stechiometrici degli ingredienti e se non hanno lo zucchero a disposizione vanno in una piantagione ed estraggono la Stevia.

Questa attitudine è di grande aiuto in business “emergenziali” o creativi, dove il fattore chiave è l’inventiva e dove non è richiesta una ripetibilità o un’attenzione maniacale per i dettagli (dipendenti di questo tipo sarebbero ideali in un’azienda di panettoni artigianali..).

Chi preferire?!?

Sebbene a tutti piaccia tendenzialmente il concetto di innovazione e novità… nessuno vorrebbe mangiare a Natale un esperimento mal riuscito (cosa che si rischierebbe maggiormente se l’azienda di panettoni industriali fosse in mano a “cacciatori di sfide”).

La realtà è che la maggior parte dei business è “classico”… viviamo in un mondo tradizionale, fatto di prodotti standard che, per soddisfare le esigenze di una popolazione che si avvia verso i 9 miliardi di persone, devono essere tendenzialmente tutti uguali.. (come le macchine che uscirono dalle prime catene di montaggio, avviando con Ford e l’epoca del Taylorismo, la produzione di massa).

Cosa succederebbe se l’acciaieria che produce tondini di ferro per abitazioni residenziali, sperimentasse creativamente nuovi elementi non garantendo l’unicità (e la sicurezza) del risultato?

L’era industriale è stata caratterizzata al 95% da business in cui la prevedibilità doveva essere un must (ed il fatto che le aziende si siano organizzate con le persone giuste per farlo, è quello che ci ha consentito di avere la maggior parte degli oggetti che ci circondano).

Quindi, anche se in definitiva vorremmo avere tutti colleghi o dipendenti come Steve Jobs, che ci piaccia o no la società dell’epoca industriale si è sviluppata fiorentemente grazie agli “scopritori di problemi”.

Adesso che il mondo sta cambiando velocemente, assistiamo all’avanzata di professioni maggiormente creative ed alla necessità di un rinnovamento radicale anche nei i business tradizionali, che sono costretti a ricercare soluzioni non convenzionali attingendo a tecnologie e mercati diversi (aziende meccaniche pervase dall’elettronica, scienze biologiche applicate alla robotica e così via): tutte cose che tendenzialmente portano ad orientare maggiormente la selezione verso i “cacciatori di sfide”.

Nonostante questo, l’ottimo resta comunque quello di un buon “mix” di personalità all’interno dei propri business di riferimento.

Questo mix varia ovviamente in funzione dell’organizzazione, del momento storico e di “cosa l’azienda vuole diventare da grande” (ovvero dalla strategia di cambiamento e rinnovamento pensata per affrontare le sfide del futuro).

Ed indipendentemente da tutto il resto, in qualsiasi tipo di business continueranno ad esistere reparti di ricerca e sviluppo (dove sperimentare  nuove soluzioni e dove reclutare quindi ottimi “cacciatori di sfide”) e reparti più “produttivi” (che avranno comunque bisogno di ordine e processi e conseguentemente di “scopritori di problemi”).

L’unica cosa che si dovrebbe evitare (per non “impoverire professionalmente” entrambe le categorie ed avere un’azienda di perenni scontenti), è mettere uno scopritore di problemi a capo di un reparto di innovazione.. o un cacciatore di sfide a fare un lavoro che richiede metodo ed organizzazione..

In conclusione, a meno che non vi troviate a gestire un’azienda di chip o entertainment (in cui è necessaria una forte prevalenza dell’una o dell’altra tipologia), la soluzione è sempre l’equilibrio fra le parti… da ricercare scientemente in base a parametri per la maggior parte prevedibili e frutto di una profonda conoscenza del proprio business, delle logiche che lo caratterizzano e del “parco dipendenti” a propria disposizione..

Queste sono le due categorie a cui possiamo appartenere come dipendenti.. (più o meno..)

La prima definisce le persone abili a trovare un problema, ad intercettarlo ed a collocarlo magistralmente in una qualche area aziendale (che generalmente non è quasi mai la propria)

La seconda definisce quelli che il problema amano più risolverlo che “vivisezionarlo”.. persone che hanno l’istinto verso una soluzione tampone che gli consenta di andare avanti ma che non si soffermano a capire su chi possa averlo generato o come fare per non ripeterlo.

Sebbene la simpatia vada prevalentemente ai secondi (specialmente ultimamente)… in realtà c’è bisogno dell’uno e dell’altro, in percentuali diverse a seconda del business di riferimento..

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Questione di recruiting..

Cominciamo subito bene: non c’è un modello giusto ed uno sbagliato…

Dipende dal contesto, dall’ambiente e dal momento storico.. e se ora il partito politico dei “cacciatori di sfide” va per la maggiore, ricordiamoci che c’è stato un lunghissimo periodo (e tuttora è in gran parte così) in cui la “prima repubblica” dei lavori è stata caratterizzata dagli “scopritori di problemi”..

Tendenzialmente la questione riguarda sempre la natura delle persone… ma è chiaro che molto spesso il modello dell’impiegato “tipo” viene stilato dalle HR in base alle caratteristiche della cultura aziendale e della tipologia di business di riferimento.

Business più classici e strutturati hanno bisogno di schemi, regole e metodologie precise ed è più facile che un impiegato tipo sia uno “scopritore di problemi”.

Uno “scopritore di problemi” è una persona precisa, puntuale ed accorta.. spesso tendenzialmente specialista ed orientato alle procedure.

Per intendersi è un professionista assimilabile ad un aiuto cuoco che in una ricetta segue la lista degli ingredienti pedissequamente, sia nei contenuti che nelle quantità… e se il risultato finale è leggermente dissimile a quello precedente, è quello che riesce ad identificare quale componente della ricetta è sbagliato… risalendo all’origine e mettendo il cuoco in condizione di correggere il tiro e di tornare a sfornare piatti tutti uguali.

Sebbene istintivamente possa non attirare tutta questa simpatia, questa tipologia di impiegato è perfetta in business da prodotti di massa, dove è richiesta una certa ripetitività e dove è meglio non inventare niente (per rimanere in tema culinario sarebbero ottimi in un’azienda di panettoni).

I “cacciatori di sfide” sono viceversa personalità completamente opposte: si presentano a lavoro cercando ogni giorno una novità diversa, che renda la ricetta meno ripetitiva con l’aggiunta di ingredienti che introducano varianti da sperimentare.

Sono le classiche persone che trovano la propria soddisfazione nella risoluzione dei problemi, che considerano alla stregua del “sale” della propria professione.

E’ un tipo di impiegato che va bene in contesti creativi o dove c’è una forte necessità di innovare, di inventare nuovi prodotti o nuove soluzioni; non chiedetegli però di fare un’analisi del problema che hanno risolto: nel migliore dei casi la considererebbero una perdita di tempo e nel peggiore non saprebbero farlo..

Allora chi è meglio?!?

Sebbene a tutti piaccia tendenzialmente il concetto di innovazione e novità… nessuno vorrebbe mangiare a Natale un esperimento mal riuscito (cosa che si rischia se l’azienda di panettoni fosse in mano a “cacciatori di sfide”).

La realtà è che la maggior parte dei business è tradizionale… viviamo in un mondo tradizionale, fatto di prodotti classici che, per soddisfare le nostre esigenze, devono essere necessariamente tutti uguali..

L’era industriale è stata caratterizzata al 99% da questi tipi di business (è quello che ci ha consentito di avere la maggior parte degli oggetti che ci circondano).

Quindi anche se in definitiva vorremmo avere tutti colleghi o dipendenti come Steve Jobs (sul quale ci sono numerosi aneddoti che ci farebbero cambiare idea all’istante)… che ci piaccia o no viviamo bene grazie agli “scopritori di problemi”.

Fatta questa doverosa precisazione non è detto comunque che debba esserci necessariamente una dicotomia: business tradizionali hanno comunque reparti di ricerca e sviluppo dove sperimentare e trovare nuove soluzioni (e dove reclutare quindi ottimi “cacciatori di sfide”), mentre aziende creative hanno comunque bisogno di ordine e processi (aree in cui gli “scopritori di problemi” possono esprimere il proprio potenziale portando organizzazione e metodo).

L’unica cosa che non si dovrebbe mai fare (se non volete ammazzare entrambe le tipologie), è mettere uno scopritore di problemi a capo di un reparto di innovazione.. o un cacciatore di problemi a fare un lavoro ripetitivo..

Alla fine, è tutta una questione di recruiting.. e di mettere gli ingredienti giusti al posto giusto (essendo ben coscienti se il reparto su cui dovete assumere fa panettoni classici o artigianali!)

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