“La descrizione di un attimo”..


Questa è l’istantanea di un momento particolare.

Un momento che non tiene conto delle racchettate feroci di Renzo, che da bambino arrivavano dritte sulle ginocchia non appena sbagliavi una curva.

Un fotogramma che non ricorda le sveglie alle 5 del mattino, la ferrea volontà di non mancare un allenamento, i lividi, il freddo che penetra le ossa, le fitte per gli scarponi da gara o la fatica di far girare due pezzi di legno molto più alti di te.

Questa foto non tiene conto delle palpitazioni nello scalare la montagna a scaletta, o di tutti gli sforzi fatti per maturare quel fiato da scaricare in gare che duravano poco più di un minuto.

Nasconde persino la tensione di quella volta che vomitai al cancelletto prima di una gara importante: quella che persi perché non mi sentivo abbastanza.

Non mostra la frustrazione di essere arrivato più volte “secondo” che sul gradino più alto del podio, e neppure quella di realizzare che avrei perso anche quando ero il più titolato a vincere.

Eppure, questa foto mi trasmette serenità.

È stata scattata da mia moglie dopo anni che avevo paura di provare di nuovo a stare “in equilibrio”.

Quasi a fine giornata, dopo 26 anni dall’ultima competizione, mi sono dimenticato del timore di farmi male, della pressione, dei vincoli auto imposti, della rabbia, della frustrazione e della consapevolezza di non essere un campione.

Senza aspettative, ho fatto leva sui bastoncini, ho trovato il punto di attacco con la gamba destra e mi sono tirato su con la sinistra, non avvertendo il peso del corpo ma con la sensazione di aver tirato su solo i 21 grammi dell’anima.

Mi sono disteso per pochi secondi: pochi attimi di serenità assoluta in cui ho capito a cosa servono le esperienze, quanto è importante la consapevolezza di sé e quanto è fondamentale concentrarsi su quello che impariamo, piuttosto che sempre e soltanto sui risultati.

Pensavo di avere talento nello sci, ma ho capito che tutto il lavoro che ho fatto fin qui me ne ha regalato un altro: riuscire ad aiutare gli altri a scoprire il proprio, a mantenere armonia nella ricerca e a godersi il viaggio allenando l’equilibrio.

Quello che io ho ritrovato solo dopo i 40 anni… per il tempo di un’istantanea.

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