Il problema non siamo noi, il problema è che siamo sempre stati indotti a farlo…

Fin dalle scuole, dagli ambienti accademici e da quelli lavorativi, i nostri contesti sono sempre stati molto più orientati alla ricerca dell’errore che alla celebrazione delle cose fatte bene.

Questo ha creato una società in cui le persone nella maggior parte dei casi si dividono in due opposti abbastanza definiti: quelli che soffrono dell”effetto Dunning-Kruger (per cui si credono più intelligenti di quello che sono realmente) e quelli che soffrono della sindrome dell’impostore.

Sebbene i primi siano di meno (anche se non sembra perché spesso si trovano in posizioni di “comando”), i secondi sono percentualmente molti di più.

Il risultato è che i nostri ambienti sono guidati da poche persone piene di sè e da moltissime persone che sottostimano le proprie capacità e che sopravvalutano gli errori o i feedback negativi.

E’ un “campo di distorsione della realtà” in negativo: qualcosa che è necessario cambiare per vivere una vita più funzionale e meno “irrealisticamente involutiva”.

Già… ma come si fa?

Per uscire da queste gabbie indotte dalla “società delle performance” o da contesti giudicanti con un’elevata pressione sociale, si possono fare diverse cose:

– scegliere dei mentor disposti a darci consigli o feedback realistici ma orientati al nostro miglioramento;

– selezionare bene chi ci circonda (allontanando chi amplifica il nostro senso di inadeguatezza e avvicinando persone grado di riportarci a una comprensione maggiore e più profonda di quello che siamo);

– chiedere aiuto a dei professionisti che ci aiutino a cambiare prospettiva (psicologi, coach o counselor in base alle proprie necessità);

– frequentare “ambienti migliori”.

Resistere alla pressione sociale o cadere nella trappola di credere che “non siamo mai abbastanza” è molto facile, specialmente in periodi di incertezza: poter contare su un gruppo di persone che sono pronte a darti una mano o una spinta a rialzarti, è qualcosa che può fare una differenza enorme (e che è importante ricercare “attivamente” in ogni modo possibile).

Credit per l’immagine: Liz Fosslien

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