8 secondi è il tempo medio di permanenza davanti a un’opera d’arte..

In un’era caratterizzata da un eccesso di stimoli, fra notifiche e social network progettati per catturare costantemente la nostra attenzione, il risultato è quello di trovarsi distanti dalle cose importanti.

Spesso il digitale crea automatismi da cui è difficile prendere una pausa.

Sono assimilabili a delle “slot machine” che fagocitano attenzione in cambio di qualche “like”: lavorano 365 giorni l’anno e non conoscono “vacanze”, pause o momenti da condividere con la famiglia.

Questo, di fatto, impedisce a chi ne fa uso di “staccare” veramente la spina, di ritagliarsi uno spazio di qualità in cui si recupera l’attenzione, e con essa il senso di quello che facciamo.

Staccare dovrebbe essere qualcosa da mettere in agenda durante tutto l’anno: per “ricentrarsi”, stare bene con se stessi, entrare più in sintonia con gli altri e preservare la salute fisica e mentale: qualcosa di fondamentale per essere veramente liberi senza passare da una forma di schiavitù all’altra.

Per approfondimenti sull’era della distrazione e dei suoi effetti: 8 secondi di Lisa Iotti, indistraibili di Nir Eyal, “infocrazia” e “le non cose” di Byung-Chul Han (oltre alla serie Netflix “black mirror” e al canale IG “obesi digitali di federico vincenzi).

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