Office of Cards (#36/2023)

Chi ha lavorato in grandi aziende sa bene che ci sono regole scritte e non scritte che determinano la carriera e la qualità della vita di moltissime persone.

Lavorare per le “corporate” offre migliaia di vantaggi ma pone anche limiti alla crescita personale e professionale di molte categorie di professionisti.

Consuetudini, prassi e procedure tipiche di ambienti strutturati creano macchine efficienti ma pongono un freno enorme a creatività e innovazione (e al contributo o al valore aggiunto che alcuni talenti possono portare).

Spesso certe dinamiche sono ritenute fondamentali per mantenere l’ordine in strutture enormi in cui altrimenti vigerebbe l’anarchia, ma altrettanto spesso questa è una scusa per mantenere lo status quo e non abbandonare logiche di “comando e controllo” su cui sono stati fondati successi per decine di anni.

Da decine di riunioni interminabili e poco efficaci, passando per decisioni opinabili, una gerarchia poco flessibile e una leadership poco coinvolgente, le organizzazioni si distinguono spesso per la mancanza di una vera meritocrazia e prestano il fianco a critiche a volte eccessivamente aspre ma sovente altrettanto sensate.

E se da una parte le aziende dovrebbero fare qualcosa per mitigare aspetti che generano quite quitting, grandi dimissioni e poco appealing verso talenti e nuove generazioni, è altrettanto vero che chiunque si trovi all’interno di ambienti di questo tipo deve trovare il modo di starci dentro nella maniera più funzionale possibile (a beneficio di se stesso e di chi gli garantisce uno stipendio a fine mese).

In questa analisi e auto-analisi estremamente lucida, l’autore (con un background lavorativo in aziende delle dimensioni di Siemens, Vodafone, Pirelli, eBay, PayPal e Booking), condivide senza filtri riflessioni utili per migliorare il proprio approccio e aumentare la soddisfazione nel lavoro e nella vita.

Office of cards è un manuale pieno di spunti, idee e strumenti utili per trovare una propria dimensione e un proprio equilibrio indipendentemente dall’ambiente in cui ci si trova e nel rispetto di regole che spesso non si possono cambiare ma che necessitano di essere riconosciute per evitare di trasformarsi da agenti di di cambiamento a agenti di disturbo (compromettendo la qualità del lavoro di colleghi, collaboratori e responsabili).

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