come “dress code” e “orari” incidono sui risultati..

Non sono un “candidato”, ma se stessi cercando lavoro, non metterei nel curriculum una foto in felpa e non mi presenterei ad un colloquio chiedendo fin da subito un regime di orario flessibile.

Non sono un “recruiter”, ma se dovessi assumere qualcuno, non proporrei a tutti uno stesso standard, ma vorrei capire quali sono i panni in cui una persona si trova più a suo agio o se ha bisogno di flessibilità per esprimersi al meglio.

Dress code e orari di lavoro fissi riducono le persone a un unico gigantesco stereotipo, generano aspettative implicite e non tengono conto delle diverse esigenze, caratteristiche, talenti.

Tutto ciò che è standard limita intrinsecamente la libertà di espressione, l’originalità e nega, di fatto, una verità assoluta: quando non condizionate, le persone danno il massimo di sé.

Consentire ai collaboratori di essere se stessi, significa lavorare davvero in un ambiente inclusivo dove la diversità è promossa non solo a colpi di slogan.

Pertanto, sia che siamo in completo cachi su una poltrona di pelle umana, o in bermuda hawaiani col pc sulle ginocchia davanti all’oceano, noi restiamo gli stessi. Le nostre competenze rimangono le stesse.

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