I nostri colleghi o collaboratori hanno l’attitudine a vedere le cose impossibili o “solo” difficili?

Chi ha l’attitudine a dire che è “impossibile”, qualche volta ha ragione ma più spesso rimane ingabbiato nelle sue convinzioni e finisce per non provarci nemmeno.

Se è impossibile per qualcuno, per altri può essere solo “difficile” (ma fattibile)..

Questa differenza di visione non è una questione di credere che “impossible is nothing” o che si debba necessariamente “perseverare ad ogni costo” (alimentando la retorica della “resilienza”), ma è qualcosa che spesso riguarda la mentalità e l’approccio alle cose.

Se siete imprenditori, aziende, “people leader” o manager, saper distinguere chi dei vostri collaboratori o colleghi vede le cose impossibili e chi le vede “solo” difficili è molto più importante che trovare persone “resilienti”.

Perché?!?

Perchè per innovare non servono muli da soma o ciechi ottimisti, ma “possibilisti” in grado di scoprire nuove strade, nuovi modi di fare le cose e “possibilità” che altri non vedono.

Se vogliamo essere davvero all’avanguardia, è opportuno capire che la resilienza è meno importante della curiosità che si nasconde dietro coloro che si danno una “chance” per trasformare ciò che per alcuni è impossibile, in qualcosa che diventa “solo” difficile..

..in alternativa possiamo continuare a cercare di competere con muli da soma in un circuito di formula uno (non proprio una scelta azzeccata per essere “agili” nel mondo VUCA…).

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