Tutti i “numeri uno” vengono applauditi di più….. fino a che non perdono..
Ieri agli ATP 1000 di Roma il numero uno del ranking mondiale Novak Djokovic, è stato accolto al suo ingresso con una quantità di applausi doppia rispetto a quelli del suo avversario Holger Rune (“solo” al numero 7).
Ma il pubblico è molto volubile ed è bastato che Rune avesse la meglio durante il match, per sentire gli applausi cambiare sponda velocemente.
Questo succedeva fin dai tempi dei gladiatori e succede ancora oggi in contesti organizzativi in cui la maggioranza delle persone “segue” chi ha la posizione più alta nell’organigramma (salvo poi cambiare idea quando chi è al vertice cade in disgrazia, perde “posizioni” o viene sostituito).
Questo effetto aumenta quando la leadership è scarsa: in questi casi le persone cambiano ancora più velocemente la propria opinione, dimenticandosi presto di te e dei tuoi “titoli”.
L’ho visto succedere decine di volte ed è capitato anche a me: tutti pensiamo di essere sempre quella eccezione, quella per cui i “follower” rimarranno fedeli per sempre.
Ma è una percezione sbagliata…
Perché?!?
Quando si occupano posizioni di potere, le persone della cerchia ristretta tendono a darti ragione o ad assecondarti, spingendoti a cadere vittima dell’effetto Dunning-Krueger (quello per cui inizi a credere di essere più intelligente di quanto effettivamente sei): questo fa cadere in errore la stragrande maggioranza dei manager, che poi accusano pesantemente il colpo (quando, invece di continuare a salire, cominciano a “scendere” nella graduatoria delle preferenze).
Come mitigare il rischio?
Investendo sulla propria leadership, comprendendo che le persone attorno a noi non dicono sempre la verità, imparando a circordarsi di une “cerchia ristretta” migliore e accettando comunque il fatto che molti di coloro che oggi “applaudono”, un giorno si gireranno dall’altra parte quando qualcuno ci supererà nel “ranking”.
P.s: Rune ha davvero meritato tutti gli applausi che ha ricevuto e un giorno probabilmente riuscirà ad arrivare al primo posto per poi seguire la parabola di Djockovic…
..perchè la vita è una ruota: una serie di cicli che non dipendono da quello che siamo o da quello che facciamo.
E a volte, per vivere meglio, è sufficiente farsene una ragione…