Se solo mettessimo il cervello “in cloud” all’interno delle organizzazioni…

Anche chi non è esperto di informatica, sa che la blockchain e tutte le tecnologie di avanguardia sfruttano il lavoro simultaneo di centinaia di PC in cloud nel mondo.

I PC lavorano simultaneamente insieme e ognuno contribuisce a qualcosa di molto più grande di quanto non sarebbe in grado di fare singolarmente: questo rende la tecnologia “esponenziale” e permette l’esistenza di qualsiasi cosa stiate utilizzando in questo momento (LinkedIn, social, app per l’intrattenimento, servizi finanziari, guida assistita e così via).

Tutto quello che usate nel “nuovo mondo digitale”, funziona perchè ci sono milioni di cervelli elettronici che funzionano insieme..

E gli uomini?

Gli uomini non sono abituati a “mettere il cervello in cloud” perchè ognuno vede il “cloud” e la condivisione delle proprie competenze come una rinuncia al proprio individualismo.

Nella società e nelle aziende, la maggior parte delle persone pensa al proprio tornaconto, accontentandosi di miseri risultati (che rimangono miseri anche se il loro cervello funziona “singolarmente bene”).

Se le organizzazioni abilitassero all’utilizzo delle competenze e dei “cervelli” in cloud, tutti faremmo parte di qualcosa di più grande, saremmo meno stressati (quando lavorano anche i cervelli accanto, la pressione sul nostro si abbassa) e i risultati sarebbero infinitamente più rilevanti.

Potremmo inoltre prenderci di tacco anche i computer…. perchè se i “cervelli elettronici” che lavorano in cloud fanno più o meno tutti lo stesso mestiere (fanno calcoli e processano dati), quelli umani potrebbero attingere a potenzialità sviluppate in millenni dalla natura (e non ancora replicate dall’intelligenza artificiale).

Le organizzazioni si stanno affacciando a questo concetto, promuovendo la diversità e cominciando a creare ambienti meno individualistici e più aperti alla condivisione… ma il processo è lento e considerando lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (e la legge di Moore), è più probabile che le macchine arrivino ad espandere le proprie capacità prima che l’uomo si renda conto di quanto sia “intelligente” mettere il proprio cervello “in cloud”…

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