“A 30 anni pensavo di sapere tutto, a 45 convivo abbastanza bene con l’idea di non sapere quasi niente….”

Ho inserito questa frase nel mio CV digitale, a memoria di quando a 30 anni pensavo di aver capito come funzionava il mondo professionale.

Avevo avuto la fortuna di ritrovarmi in un momento in cui le competenze incontrano l’opportunità e avevo ricevuto una responsabilità enorme come responsabile della qualità di uno stabilimento di 1000 persone, con 40 riporti diretti e delega dell’amministratore delegato.

Ma se da una parte avevo alcune capacità che mi avevano consentito di accedere da giovanissimo a una posizione e a un titolo di prestigio, dall’altra non potevo conoscere come funzionavano le dinamiche a certi livelli.

Avevo la presunzione di riuscire a superare qualsiasi ostacolo con la determinazione, la preparazione e le mie capacità (prescindendo dal contesto, dai colleghi e dai miei collaboratori).

La pressione era eccessiva, le dinamiche politiche erano pervasive e io commisi errori di troppo che portarono a conseguenze che mi sarei portato dietro per più di dieci anni: pensavo di conoscere tutte le risposte… ma non mi ero fatto tutte le domande.

Sono errori che in una carriera si pagano a caro prezzo ma su cui è importante riflettere per iniziare un cambiamento radicale che si traduce in benessere e risultati.

Una volta capito che “le domande sono importanti”, il passo successivo è quello di trovarsi a proprio agio nel non conoscere tutte le risposte, scoprendo che c’è un sacco di gente che come te si fa domande e che quelle stesse persone possono darti molte delle risposte che tu non sei in grado di trovare.

Questi ultimi presupposti sono quelli che servono per creare un team di lavoro vincente (che non sa tutte le risposte ma che si fa domande a cui collettivamente è in grado di rispondere).

I vostri colleghi o collaboratori hanno molte delle risposte alle vostre domande… e hanno bisogno delle vostre risposte alle loro: questa consapevolezza (creata prima a livello individuale e poi a livello collettivo), genera squadre e ambienti di lavoro migliori e più performanti.

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