Come misuriamo (male) le capacità delle persone..

Spesso misuriamo ciò che è facile misurare, prendendo cantonate enormi sul reale valore del capitale umano che abbiamo a disposizione.

I ricercatori scientifici sono ad esempio valutati per il numero di articoli accademici pubblicati.

Enrico Fermi nella sua vita ne ha scritti circa una trentina…

Andrea, un professore di fisica nucleare che sto supportando per un progetto col CERN, ne ha scritti “solo 100” mentre altri ricercatori che lavorano per grandi istituti di ricerca hanno accesso a dei meccanismi per i quali riescono a mettere la propria firma su migliaia di articoli pur non conoscendone a fondo i contenuti…

Il sistema prevede che più articoli fai e più sei “bravo”: più scrivi, più ottieni prestigio e avanzamenti di carriera, attraverso una metrica che falsa la realtà facendo apparire Enrico Fermi un pivellino.

Di queste distorsioni ce ne sono a bizzeffe e spesso sono alla base del processo di selezione dell’élite di società, governi, multinazionali e settori di ricerca.

Carriere intere in tutti i settori sono agganciate a parametri che dicono tutto fuorché quanto vale veramente una persona, creando società mediocri che avrebbero bisogno di attingere ai migliori.

La soluzione? Creare numeri e metriche ma non pretendere che questi siano sostitutivi della macchina più complessa mai inventata al mondo: il cervello umano…

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