Community (#32/2022)
di Peter Block pag. 205 25 Giugno 2022
di Peter Block pag. 205 25 Giugno 2022
In un’epoca segnata da frammentazione e distanza forzata, organizzazioni di qualsiasi tipo si trovano davanti a scelte esistenziali che spingono verso la necessità di una “connessione” reale e di un profondo senso di appartenenza.
Di fronte ad eventi imprevedibili e alla consapevolezza che il singolo non può più fare la differenza (semmai sia mai stato in grado di farla escluso che per se stesso), è sempre più importante sentirsi parte di un tutto e non avere il peso della solitudine e delle aspettative della società.
Queste necessità trovano delle risposte in una forma che da secoli ha aiutato l’uomo a sopravvivere e ad evolversi costantemente fino a dominare il pianeta: la comunità.
Spesso abbiamo un concetto distorto di comunità: un insieme di pregiudizi e stereotipi che ci allontana dal suo vero significato e che ci ha spinto nel corso del tempo verso i modelli individualistici tipici del capitalismo e di buona parte del modus operandi delle nostre aziende.
La comunità non è una famiglia ma un insieme di persone che collaborano per uno scopo comune e che si completano portando valore per quelle che sono le caratteristiche che li distinguono.
Il passaggio da mindset individuale a mindset di comunità prevede un abbattimento dei pregiudizi con i quali la maggior parte delle generazioni sono cresciute.
Diventare una comunità, pertanto, non è solo possibile ma anche estremamente vantaggioso: quando si riesce a costruire una squadra in cui i leader assumono ruoli di facilitazione e di servizio al gruppo, i membri del gruppo stesso abbandonano il proprio ego, si mettono a servizio di uno scopo superiore e si “incastrano” fra loro nella maniera migliore possibile.
Questo produce sistemi efficienti e produttivi in grado, non solo di sopravvivere, ma di guidare l’evoluzione di una specie altrimenti condannata a essere sopraffatta dalle macchine.