Collaborazione: il segreto del perchè gli umani dominano la terra (e le aziende domineranno i mercati)
Nel corso di 20000 anni l’uomo è passato dalla caccia ai mammut con lance dotate di pietre appuntite all’esplorazione spaziale.
Siamo stati in grado di diventare la specie dominante sulla terra.
Il fattore cruciale per la conquista del mondo non è stata solo l’intelligenza individuale dell’homo sapiens ma soprattutto la capacità di connettere molti uomini gli uni con gli altri.
L’uomo è l’unico essere vivente capace di cooperare in modo flessibile su larga scala.
Anche il cervello di cui siamo dotati individualmente è stato importante per fabbricare utensili, cacciare e sopravvivere: ma se gli umani non avessero imparato a collaborare in modo flessibile, i nostri cervelli e le nostre mani sarebbero molto probabilmente ancora a maneggiare pietre anzichè combinare elementi complessi come il silicio, il litio o l’uranio (alla base delle nostre tecnologie più sofisticate).
Questa capacità di collaborare in modo flessibile (riunendo le discipline, contaminando le competenze, sfruttando i mutui punti di forza per realizzare qualcosa di più grande), sono esattamente le stesse che fanno la differenza in ambito professionale (quando ci si sposta dal campo della “sopravvivenza” a quello della “competitività”).
E siccome in un mercato complesso anche la competitività può diventare una questione di “sopravvivenza”, allora sarebbe saggio riflettere più a fondo sul ruolo della collaborazione flessibile: abbandonando schemi individualistici, smettendo di pompare risultati fasulli per avanzare di una posizione e concentrandosi invece sulla potenza della “collaborazione flessibile”, accedendo a modelli che promuovono il lavoro di squadra, la contaminazione (intergenerazionale, di competenze e di discipline) e la condivisione dei saperi..
Può sembrare un parallelo banale ma in quanti ambienti si cerca di spingere l’intelligenza individuale (spesso la propria) invece che fare leva su quella collettiva attraverso la collaborazione flessibile? In quanti ambienti non si sfruttano i punti di forza dei propri “vicini di banco”? In quante realtà non si connettono i puntini , non si contaminano le esperienze, non si condividono informazioni pensando di andare “un giorno più in là” e concentrandosi solo sulla propria “sussistenza”?
Abbandonare i modelli dell’ego non sarà solo una scelta morale ed etica ma anche “logica”… (almeno per chi aspira a definirsi “homo sapiens”).
Ispirazione da “Homo Deus” di Noah Harari