Quando regole, burocrazia ed individualismo compromettono l’evoluzione e danneggiano tutti (il caso degli “aerei vuoti”)

Mentre si parla di Cop26 ed abbassamento emissioni, è uscita la notizia che a causa di una regola europea che impone alle compagnie di usare più del 50% dei loro slot negli aeroporti per mantenere il diritto di decollo ed atterraggio, le “big companies” del settore aereo stanno facendo volare aerei “vuoti”.

La regola sarebbe teoricamente virtuosa e servirebbe per dare accesso agli “slot” anche per le compagnie minori, favorendo la concorrenza ed aumentando l’offerta per i consumatori (noi).

Le “big”,per mantenere le proprie “poltrone” (ed il proprio primato), fanno viaggiare aerei vuoti tenendosi il posto (ma rimettendoci in carburante, immagine e reputazione).

D’altronde c’è anche da dire che le grandi compagnie aeree hanno enormi costi di struttura e maggiori necessità tecniche di tenere i velivoli fuori dagli hangar.

La regola (fatta per allargare il mercato ma aggirata per logiche di profitto e/o di sopravvivenza), compromette gli obiettivi di riduzione del 55% di gas effetto serra entro il 2030, ma soprattutto lo fa creando enormi danni all’ambiente senza alcun valore aggiunto..

Non ci sono soluzioni facili e neanche facili formule ad un problema che nel traffico aereo non si era mai posto (così come molti altri indotti dalla pandemia).

Ma invece di demonizzare le big companies o pretendere un cambio di regolamentazione, si potrebbero spingere le grandi compagnie aeree ad allearsi con i competitor minori ed a stringere accordi quadro che possano far partecipare i piccoli, efficientando contemporaneamente le enormi strutture delle compagnie più grandi.

Ancora una volta, invece di favorire il populismo e le soluzioni semplici, sarebbe conveniente mettersi ad un tavolo e pensare fuori dagli schemi classici (visto che il problema non è “classico”): aprendo allo sharing delle informazioni, contaminando logiche micro e macro (a favore dell’efficienza e dei consumatori), ed aprendo il mercato oltre le logiche monopoliste.

Ci vuole coraggio, visione, caparbietà e la capacità di inventare cose che non sono mai esistite… d’altronde, parafrasando Einstein, come si può pretendere di “salvare il pianeta” o fare innovazione se si fanno le cose sempre nello stesso modo?

P.s: tema iper- semplificato, valevole come spunto di riflessione (nessuna compagnia piccola o grande è stata maltrattata in questo post)

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