Non siamo pagati per il tempo che stiamo in riunione..

Negli ultimi mesi sto trovando particolarmente utile fare un taglio netto alle riunioni, declinando gli inviti se:

1) manca un’agenda;

2) non capisco il motivo per cui sono convocato;

3) l’organizzatore non ha una chiara idea di quello che mi deve chiedere;

4) non è stato stabilito se sono necessario per tutta la durata della riunione o se c’è un range di tempo preciso in cui posso dare il mio contributo.

Soprattutto cerco di non organizzare una riunione senza avere io per primo chiarezza su tutti i punti di cui sopra (per ciascun partecipante).

E’ una questione di rispetto non solo del proprio tempo ma anche di quello degli altri… ed è anche una questione pratica di “costi” (se perdo tempo solo per me faccio un danno, ma se lo faccio perdere ad altre 10 persone il “danno” si decuplica).

Credo che la maggior parte di noi non sia pagata per stare in riunione.

Chi ha come scopo primario quello di fare carriera, probabilmente troverà sensato fare riunioni “a nastro”, non rifiutandone neanche una e sacrificando il proprio tempo (e quello altrui) per una causa personale.

Dipende sempre dallo scopo di ognuno e dal suo modo di vedere il proprio ruolo all’interno del micro-cosmo aziendale (e del proprio macro-cosmo).

Il mio scopo professionale è gestire efficacemente progetti e crescere insieme ad un team di persone assegnato di volta in volta: questo si realizza tanto più (e tanto meglio), quanto meno io ed il mio gruppo partecipiamo a riunioni interminabili, noiose, inefficaci e “time-consuming”.

Decidere quanto far impattare le riunioni sul proprio quotidiano è una questione che riguarda il proprio scopo, le finalità del proprio lavoro e come queste due cose si intrecciano fra loro.

Ed in definitiva, è sempre una questione di scelte..

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