Perchè per lavorare in modalità “smart” bisogna prima diventare “smart”..

Stiamo cominciando a capirne ora che ”riposarsi non è una perdita di tempo ma un investimento in benessere e produttività”…

Ma nonostante le evidenze, gli studi, le ricerche e la semplice constatazione che una pausa sta alla produttività giornaliera come le ferie estive stanno a quella annuale, assumiamo quotidianamente comportamenti che vanno in direzione opposta.

Vorremmo organizzazioni e manager più lungimiranti ma poi torniamo a casa e diciamo ai nostri figli che devono studiare anche quando avrebbero bisogno di un break fuori dai “compiti”…

Vogliamo tutti amache in ufficio ma ci stupiamo se qualcuno ci si sdraia sopra.

Riconosciamo tutti l’importanza delle “pause” ma i colleghi che le fanno, subiscono processi in cui devono dimostrare di “meritarsele” oltre qualsiasi ragionevole dubbio.

E se qualcuno fa un lavoro di una giornata in 4 ore (perchè magari ha imparato come usare le pause per aumentare la propria produttività), il primo pensiero è che sia un impostore…

E’ senz’altro vero che manca una cultura della pausa.. ma siamo davvero pronti a recepirla?

Siamo così evoluti, indulgenti e realmente aperti a quello che riconosciamo essere una modalità di lavoro “intelligente”?

Concediamo a noi stessi ed agli altri i tempi fisiologici di reazione o tendiamo a ricondurre tutto a schemi consolidati?

Si dice sempre che l’esempio deve arrivare dall’alto.. ma la cultura si costruisce collettivamente…

E se non riusciremo a fare collettivamente un salto culturale, potremmo riempire gli uffici di amache, caffetterie e palestre… ma staremo sempre con l’orologio in mano a giudicare cosa è giusto e cosa è sbagliato (perdendo tempo prezioso che alternativamente potremmo dedicare ad una pausa…).

Lavorare in modalità “smart” è completamente inutile se prima non diventiamo tutti più “smart”..

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