“Work harder” o “work smarter”?

Un occupato italiano lavora 354 ore più di un tedesco ma produce il 20% in meno… ed alcuni paesi stanno sperimentando la settimana lavorativa di 4 giorni..

Perchè?

Perchè il lavoro è sempre meno industriale e sempre più concettuale: oggi, nella maggior parte delle professioni, contano molto la motivazione intrinseca e la capacità di sfruttare al meglio le proprie risorse per garantire il risultato indipendentemente dal luogo fisico o
dall’orario.

Per questo le ultime tendenze vanno verso la creazione di ambienti in cui:

– non si pensa al tempo ed allo spazio ma a creare contesti”ispirazionali” e “creativi”

– ci sono grossi investimenti nel progresso tecnologico

Questo secondo aspetto è l’unica tendenza che non è mai cambiata nel corso degli anni: dal 1891 ad oggi è il fattore che, dati alla mano, ha contribuito a farci lavorare quasi il 50% in meno per produrre risultati 13 volte maggiori… e c’è la moderata certezza che la crescita esponenziale della tecnologia continui ad andare in questa direzione.

In sintesi: lo slogan “Work Harder” (in voga fino a poco tempo fa), andava benissimo in un’epoca in cui a fronte di un certo input l’unica cosa che determinava l’output era la velocità di esecuzione e la quantità di lavoro svolto: andava bene in un mondo in cui la proporzione si avvicinava a 70% di personale produttivo e 30% di personale improduttivo (ed in tempi in cui era un problema assumere un “indiretto” in più).

Adesso che le proporzioni sono invertite, work harder deve necessariamente diventare “work smarter”…

Credit sui dati: Domenico De Masi

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