Le squadre di lavoro più efficienti non si motivano con gli incentivi: si incentivano con i problemi..

Quale è quella cosa che riceve una moneta e fa un lavoro d’eccellenza?

La gettoniera di una lavanderia automatica..

E cosa hanno in comune l’essere umano ed una gettoniera? Niente…

Quali sono le cose che nella vostra esperienza lavorativa vi hanno elettrizzato maggiormente?

Le esperienze sfidanti: il superamento di problemi o la risoluzione di casi in cui nessun altro era riuscito prima.

Per quanto possa sembrare insormontabile un problema, se affrontato con le condizioni giuste (ambiente positivo, fiducia, gioco di squadra) è quello la chiave per la soddisfazione personale..

E questo è il motivo per cui le aziende dovrebbero investire risorse economiche in ambienti competitivamente sani… invece di distribuire incentivi economici che hanno un valore molto ridotto nel tempo..

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Non è una questione di soldi…

La maggior parte degli esseri umani funziona ha più o meno le stesse caratteristiche di base…

Se chiedete a chiunque dei vostri colleghi quali sono stati i momenti più elettrizzanti delle loro carriere molto probabilmente nella maggior parte dei casi vi riferiranno esperienze…

Non promozioni o incentivi: esperienze..

Poi chiaramente si ricorderanno anche di eventuali promozioni a seguito di quelle esperienze… ma è un fattore di secondo grado che non condiziona se non in minima parte il ricordo.

Mediamente ogni persona adulta che cerca realizzazione nel proprio lavoro ha la necessità di arrivare al lavoro e vedere i frutti di quello che fa.

Pochissime eccezioni accettano di passare un terzo della propria giornata in cambio di un corrispettivo economico senza dare importanza a tutto il resto.

Una persona adulta media ha bisogno di autonomia, fiducia e consapevolezza di poter fare la differenza.

Per questo le logiche di ricompensa sono poco efficienti; se si incentivano i dipendenti dando un corrispettivo economico X affinché svolgano il lavoro Y si rende il sistema estremamente ed il rischio è quello di considerare come la gettoniera di una lavanderia automatica: qualcosa di meccanico che risponde ad uno stimolo meccanico di qualcosa di estremamente freddo come una moneta…

Ma gli uomini non sono gettoniere ed a meno che non si voglia renderle tali, quello che bisognerebbe evitare è dirgli come svolgere il proprio lavoro per poi pagarle con una moneta.

L’uomo non è una macchina: ha bisogno di esperienze, di socialità positiva e di sfide che lo mettano in grado di sfruttare il massimo delle proprie potenzialità.

Paradossalmente, avendo curato molto l’aspetto della cultura aziendale ed avendo costruito un ambiente aperto ai feedback ed alle collaborazioni, è meglio sottoporre alle persone sfide e grattacapi da risolvere piuttosto che assegnargli lavori ripetitivi incentivati economicamente…

L’uomo è nato per creare, per costruire e per risolvere: qualsiasi cosa che non va in questa direzione, anche se ben remunerata, è destinata a renderlo un professionista infelice.

Le eccezioni a questa regola sono molto rare (ed in quel caso quella tipologia di persone sarebbe perfetta per svolgere i lavori meccanici.. a patto che nel prossimo futuro vi siano ancora rimasti posti che non siano stati sostituiti da robot)

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