“Se parli ad un uomo in una lingua che capisce, gli va alla testa. Se gli parli nella sua madrelingua, gli va al cuore”.

Mandela non era un buonista e quando pronunciò questa frase stava dando ai suoi una lezione di management.

Chi lavora in ambienti internazionali sa quanto può essere potente imparare alcuni termini della lingua del proprio interlocutore.

E’ un effetto universale… basta pensare a come ci sentiamo quando andiamo all’estero e qualcuno ci dice “buongiorno” o semplicemente “ciao”.

Prende le viscere dell’essere umano… ed anche se ha più effetto con le culture olistiche (asiatiche in primis), l’effetto positivo che si ha sulle persone  costituisce un principio quasi universale.

Parlare in un’altra lingua porta noi a vedere il mondo con una lente culturale diversa e ad essere più riflessivi (le difficoltà linguistiche fanno porre maggior attenzione su contenuti e modalità espressive) ed il nostro interlocutore ad aprirsi maggiormente a condividere stati d’animo non necessariamente connessi all’ambito professionale.

Chi usa onestamente questa accortezza riesce ad arrivare in punti normalmente non accessibili in un contesto lavorativo “normale”… ed a gestire negoziazioni complesse con maggiore consapevolezza, efficacia e trasparenza.

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