Può la curiosità battere il quoziente intellettivo?
Quanti secchioni avete visto essere surclassati nella vita da persone che a scuola avevano rendimenti considerati mediocri?!?
La risposta è già sufficiente per trarre le giuste deduzioni alla prima domanda.. (anche se ovviamente esistono le debite eccezioni).
Qui di seguito due motivi sul perché la curiosità può battere l’intelligenza scolastica: non è tanto una questione di Q.I. quanto di mentalità..
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Curiosità e mentalità dinamica: le nuove frontiere dell’intelligenza
“Il vero divertimento della vita è questo continuo mettersi alla prova per capire fin dove si può arrivare, quali che siano le nostre potenzialità”
Richard Feynman a scuola registrò un Q.I. di 125 (sotto la media e ben lontano dai bambini più dotati che in simili test avevano raggiunto un punteggio di 192).
Era uno dei tanti, non particolarmente intelligente (secondo i canoni scolastici) ma particolarmente propenso a sperimentare cose nuove (compreso un incendio che appiccò mentre provava a fare il piccolo chimico con la bobina di accensione di una Ford).
Era un bravo ragazzo ma non brillava affatto… ma a forza di imparare e continuare a sperimentare, nel 1965 vinse il premio Nobel (fu definito “il fisico che voleva imparare tutto.. e suonare il bongo”)
Come lui ci sono numerosi altri esempi nella storia di “curiosi” che hanno avuto un successo lento ma degno di nota (fra tutti si ricorda Charles Darwin che, dopo una carriera scolastica mediocre, girovagò mezzo mondo prima di elaborare la sua celebre teoria sull’evoluzione delle specie).
Ovviamente avere una super-intelligenza costituisce un vantaggio incredibile… che però porta alcuni “difetti” che alla lunga possono essere penalizzanti (Einstein dopo la teoria sulla relatività passò 25 anni ad inseguire cause perse mentre Edison si impuntò su una guerra di principio contro la corrente alternata che avrebbe portato alla sua débâcle nonostante i suoi mille brevetti).
La curiosità è sintomo di una mentalità dinamica: chi è curioso è intrinsecamente aperto mentalmente, vaglia strade alternative, sperimenta, acquisisce dati, rielabora criticamente e reitera il processo così tante volte da garantirsi un’opzione sul successo (che sia professionale o semplicemente di soddisfazione personale).
Difficilmente si aggrappa ad uno stereotipo o ad un’idea prefissata e difficilmente percorre strade predefinite con il risultato di produrre un ragionamento complessivo più saggio, qualitativamente migliore e meno soggetto a bias cognitivi dovuti all’eccessiva confidenza nelle proprie possibilità.
Viceversa chi ha un QI intellettivo alto è portato spesso ad avere una mentalità di tipo “statico” ovvero a trascurare la multidimensionalità di una realtà necessariamente diversa da quella scolastica: chi è molto intelligente per i canoni standard non ha grossi stimoli al cambiamento e tende naturalmente a massimizzare i risultati di ciò che “gli viene facile”.
L’iper-conoscenza tipica di chi ha una super-intelligenza porta quindi a ripercorrere costantemente gli stessi (seppur evolutissimi) schemi mentali.. e conseguentemente ad essere più soggetto a quella che in gergo viene chiamata “trappola della conoscenza” (c’è anche un omonimo libro di David Robson che approfondisce scientificamente l’argomento).
Sapere di non sapere (caratteristica che va a braccetto con la curiosità), costituisce invece un fattore chiave per non cadere nel “bias del punto cieco” (tipico di chi si affeziona troppo alle sue teorie) e preserva quindi da cantonate tipiche dell’ “avarizia cognitiva” o di una mentalità di tipo “statico”.
La buona notizia è che mentre non si può decidere di avere un quoziente intellettivo elevato (cosa che sicuramente costituisce comunque un “plus”), si può decisamente scegliere di alimentare la propria curiosità: si può decidere in sostanza di adottare un tipo di mentalità dinamica, aperta al cambiamento, all’apprendimento ed alla sperimentazione dei propri talenti (cosa che sta cominciando ad essere “di moda” anche all’interno delle organizzazioni).
In conclusione: se non avete un Q.I. oltre la media, sviluppare la curiosità ed una “mentalità dinamica” è sicuramente una strada potenzialmente molto proficua…è una cosa che si può “decidere” deliberatamente e che ha un costo relativamente modesto (a patto di armarsi di costanza, resilienza ed olio di gomito…).
Se poi siete fra i pochi fortunati ad avere un QI sopra la media… allora decidere di avere una mentalità “dinamica” porta a risultati certi (anche in assenza di olio di gomito..).
Per approfondimenti:
“Le trappole della conoscenza” di David Robson
“Mindset” di carol Dweck