L’unica regola è che non ci sono regole (Netflix e la cultura della reinvenzione)

di Reed Hastings ed Erin Meyer pag. 342 03 Ottobre 2020

Nel 2000 Reed Hastings (proprietario di Netflix), si presentò al quartier generale di Blockbuster per cedere la propria azienda (che all’epoca era in perdita per più di 50 milioni di dollari).

Blockbuster era “la” multinazionale dell’intrattenimento domestico, con circa 9000 punti vendita, diversi milioni di dollari di fatturato e nessuna intenzione di comprare un’azienda come Netflix (che all’epoca forniva un servizio tramite il quale le persone ordinavano DVD via web e lo ricevevano “porta a porta”).

Nel giro di un paio di anni, Netflix recuperò le sue perdite e riuscì a quotarsi in borsa, affacciandosi ad un mondo nuovo, quello dello streaming, che invece continuò ad essere snobbato da quel colosso che aveva detenuto fino a quel momento il monopolio degli “home movies”.

Qualche anno dopo (nel 2010), Blockbuster fallì lasciando a Netflix campo libero per diventare una delle maggiori realtà ad offrire non solo servizi di streaming ma anche prodotti come serie televisive e film (con 167 milioni di abbonmati in quasi 200 paesi).

La storia di Blockbuster ricalca quella di Kodak (che da gigante monopolista della fotografia in pellicola non riuscì ad abbracciare il cambiamento alla fotografia digitale), mentre quella di Netflix è la storia di un’azienda dinamica, con una cultura di flessibilità e cambiamento che ha consentito prima di permeare un nuovo mercato e poi di dominarlo completamente.

Questo libro ripercorre non tanto la storia di Netflix quanto le caratteristiche della sua cultura e dei valori che hanno permesso di raggiungere risultati che un’azienda “classica” non sarebbe mai riuscita a raggiungere.

“Netflix è diversa.. è una cultura in cui la regola è la mancanza di regole”.

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