La pace è ogni passo

Di Thich Nhat Hanh  pagine 116 26 Agosto 2020

Un libro che spiega “la via della presenza mentale nella vita quotidiana”.

“Il fondamento della felicità è la consapevolezza”

Questa frase, che è emblematica di tutto il libro, riassume due concetti molto importanti:

  • La necessità di tendere alla consapevolezza di se stessi, dei propri traguardi e del modo con cui ci poniamo nei confronti delle nostre realtà
  • L’essenzialità di prendere coscienza di essere felici al fine di esserlo davvero

Di impostazione buddista, Thich Nhat Hanh è un monaco vietnamita molto pragmatico, che in questo libro cerca di declinare i principi della sua religione in esercizi pratici conformi alla quotidianità della vita occidentale (Come essere “presenti” mentalmente mentre si è nel traffico o in ufficio) .

Assecondando molti precetti delle filosofie Zen, l’autore calca la mano sul vivere coscientemente il presente, evitando di rivangare il passato ed evitando di aggrapparsi ad un futuro incerto nella speranza che questo possa essere in qualche modo migliore di ciò che stiamo vivendo.

“Quando abbiamo il mal di denti, sappiamo che non averlo è una cosa magnifica.. però quando non abbiamo mal di denti ancora non siamo felici. Il non-mal di denti è un’esperienza piacevolissima”

Sono concetti a prima vista superficiali e molto relativi ma a ben riflettere dovrebbero indurci a rivedere quello che ci succede in prospettiva ed accettare il presente con tutte le sue imperfezioni.

Con esempi pratici, Thich Nhat Hanh spiega come la vita sia un insieme di relazioni e co-relazioni, in un ottica di circolarità che include male e bene.

Spiega ad esempio come ciò che noi consideriamo “brutto” è funzionale al “bello” e come il bello non esisterebbe senza il brutto:

“La bella rosa appena colta e messa in un vaso è pura mentre il secchio della spazzatura è l’opposto…. guardando meglio fra 5 o 6 giorni anche la nostra rosa diventerà spazzatura mentre per quanto riguarda il secchio, nel giro di pochi mesi il suo contenuto potrà diventare verdura… o magari una bella rosa”.

Un libriccino interessante, pieno di spunti per chi non è necessariamente buddista ma ha già una mente parzialmente aperta..

1 Comment

  1. Ciao Enrico,
    Compimenti! La tua recensione genere riflessione e curiosità verso questo libro.
    Mi è piaciuto molto il concetto del “brutto funzionale al bello” perché è molto simile a ciò che cerco di applicare quotidianamente nel mio lavoro come HR: migliorare un processo o la performance di una persona demotivata può essere equiparabile a trasformare il “brutto in bello”. Ovviamente i miei sono solo tentativi, ma mi piace vedere da questo punto di vista il lavoro che ho scelto e che amo ogni giorno di più.

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