4 cose che ammazzano la produttività..

Nella gestione di un progetto (che sia un box in legno da autocostruire a casa o una commessa di mega-macchine), ci sono molti fattori che possono influenzare il nostro “day by day” ed un’efficace esecuzione.

Il tema della produttività è un tema tanto sfruttato quanto cruciale, trasversale a tutti gli aspetti e di grande attualità considerato il volume di impegni da gestire quotidianamente.

Dando per scontato che i risultati per diminuire gli impegni che abbiamo sono quasi sempre scarsi (perchè non sempre dipendono dalla nostra volontà), l’unico modo che abbiamo per salvare il salvabile è concentrarsi su come li affrontiamo.

 Prima ancora di prendere in considerazione fini teologie sul “time management” (che ci dicono “cosa dobbiamo fare”), come primo approccio è sufficiente guardare a “cosa evitare” per riuscire ad ottimizzare le risorse che abbiamo in termini di tempo (e dunque la nostra “produttività”).

4 errori nella gestione della propria produttività che possiamo decidere di non fare (perchè sono sotto il nostro diretto controllo) sono:

  • Non dire di no… : troppe volte per accondiscendere ad una richiesta e dimostrare di essere “pronti” (verso un capo, un collega o un collaboratore), interrompiamo il nostro lavoro per rispondere a mail, telefonate o una richiesta improvvisa che ci viene fatta. Anche se tutto questo non porta valore, gli diamo priorità con l’effetto di distrarci dal nostro compito principale (che si presuppone sia il più importante..). Non saper dire di no, ci toglie la libertà e la capacità di focalizzarci su quello che conta;
  • Avere paura del caos: una volta che impariamo a “dire di no”, liberiamo spazio ed aumentiamo la concentrazione ma aumentiamo anche la pressione attorno a noi, accumulando inevitabilmente richieste inevase. La paura del caos è l’ansia che si genera dopo aver detto di no e la sensazione di aver lasciato indietro cose che inevitabilmente creano una pressione psicologica: cedere a questa pressione è un errore da evitare per essere coerenti con i propri impegni non rimanere vittime delle “circostanze”;
  • Mantenere cattive abitudini: il lavoro massivo ed incontrollato (senza una definizione di priorità) genera ulteriore lavoro e lavorare tanto logora il nostro corpo e le nostre energie, creando cattive abitudini che rendono quello che facciamo ancora più inefficiente. Scambiare il nostro fisico come un involucro e non come il motore principe della nostra energia (quella che genera produttività) è decisamente controproducente
  • Non scegliere le frequentazioni giuste: si dice che il nostro livello sia determinato dalle 5 persone che frequentiamo più spesso in un certo ambiente. Circondarsi di persone poco produttive o che non sostengono i nostri obiettivi è qualcosa che  “toglie” molto alle nostre potenzialità. Dobbiamo frequentare tutti ma anche nelle collaborazioni possiamo scegliere come e con chi spendere maggiormente il nostro tempo

Dire di no, reggere la pressione alle richieste superflue, prendersi cura di se stessi a 360 gradi e circondarsi di persone che fanno dell’efficenza senza stress una priorità assoluta, sono elementi primari e fondamentali per iniziare un percorso di produttività…. a costo zero.

1 Comment

  1. Questa è la frase più eloquente del tuo articolo:

    “Il lavoro massivo ed incontrollato (senza una definizione di priorità) genera ulteriore lavoro e lavorare tanto logora il nostro corpo e le nostre energie, creando cattive abitudini che rendono quello che facciamo ancora più inefficiente. Scambiare il nostro fisico come un involucro e non come il motore principe della nostra energia (quella che genera produttività) è decisamente controproducente”.

    Ho un paio di domande: se una risorsa chiede di pianificare le priorità insieme al responsabile (non può essere tutto priorità 1), ma quest’ultimo non le assegna e le fa decidere direttamente al suo riporto, quali sono le conseguenze?
    Ed è corretta l’azione scelta dal responsabile?
    Io credo di no… ma spesso le priorità vengono gestite direttamente dalle risorse e a volte ci si può perdere.

    Qui si coglie la differenza tra un “capo” e un “Leader”…

    Il Leader assegna le priorità e guida la risorsa, fornendole i suggerimenti giusti, per raggiungere i tasks assegnati. Perché il successo della propria risorsa è una vittoria anche per il responsabile!

    Il capo, al contrario, lascia troppa autonomia alla persona e la controlla senza darle suggerimenti, ma comunica un feedback negativo se il task non viene evaso entro la deadline.

    Cosa ne pensi?

    Grazie,
    Laura

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