
Si fa presto a dire “green”.. (una penna nell’indifferenziato)
Ora il “green” va di moda… ma si fa presto a dire “green”.
Fai la raccolta differenziata e pensi di aver esaurito il tuo contributo alla salvezza del pianeta ma… cosa butti?!?
Essere veramente “green” significa farsi domande più intelligenti e non solo avere una compostiera o tre bidoni diversi per la raccolta della spazzatura…
Qualche giorno fa ad esempio, dopo anni che faccio la differenziata, mi è capitata sotto mano una penna usa e getta (cosa straordinaria visto che ormai scrivo quasi esclusivamente al PC e che nella stragrande maggioranza dei casi le penne le perdo prima di riuscire a finire l’inchiostro…).
Tra l’altro era una penna di quelle “soft feel” con un involucro considerato pregiato rispetto al concetto di “usa e getta”. Una penna insomma che potresti tenere anni, cambiando solo la cartuccia che tra l’altro è più economica e ha meno impatti rispetto all’intero manufatto.
Dopo varie peripezie ho dovuto rinunciare perché purtroppo non si produce in modo da riciclare/riutilizzare, ma solo per vendere, usare, gettare e ricomprare.
A questo punto, invece di inveire con le industrie produttrici di penne (e ricomprare mio malgrado gli stessi prodotti), mi sono chiesto: cosa posso fare che non sia mettere su una start up per la produzione di penne ricaricabili a basso costo, compostabili o solubili nell’acqua una volta utilizzate?
Come posso fare per non dover buttare più penne usa e getta prima che la scrittura digitale sostituisca completamente il nostro modo di comunicare in forma scritta?
Credo che tutti noi possiamo ragionevolmente cominciare ad andare a ritroso nel processo.
La domanda chiave è: “A cosa serve la penna che sto buttando?”
Io personalmente uso la penna per scrivere qualche appunto su un blocco, se non ho con me il PC o lo smartphone, oppure per sottolineare le frasi che ritengo significative mentre leggo un libro.
Si potrebbe cominciare a sostituire le vecchie abitudini utilizzando un blocco digitale ed un lapis per eventuali sottolineature su carta.
Ovviamente la risposta alla domanda “a cosa serve la penna che sto buttando” varia a seconda di quello che siamo e dei nostri stili di vita. Ma non possiamo pensare di attuare un vero cambiamento finché tutti continueremo a fare la differenziata convincendoci che questa sia l’unica possibilità di contribuire a un’inversione di tendenza.
Si possono trovare innumerevoli modi alternativi e più “smart” di approcciare al nostro quotidiano.
Probabilmente all’inizio saremo in pochi. Probabilmente le alternative saranno come primo impatto antieconomiche e faticose, ma se non lo facciamo noi chi pensiamo dovrebbe farlo?
La storia ci insegna che i consumi cambiano: se cominciamo a comprare diversamente ci saranno imprenditori disposti a produrre diversamente e poco a poco le alternative potranno moltiplicarsi. Allargando il mercato si presenteranno nuove possibilità di prodotti non usa e getta, i costi scenderanno e quella che oggi riteniamo l’unica possibilità diventerà una cosa “obsoleta” come oggi lo sono gli asciugacapelli a resistenza o gli elettrodomestici ad alto consumo.
Le penne usa e getta non saranno “fashionable” nemmeno per gli alberghi che oggi le usano come “gadget” (altra cosa che possiamo fare è lasciarle lì invece di raccattarle compulsivamente pensando che “le abbiamo pagate” con la retta dell’albergo).
Gli alberghi di lusso faranno a gara ad usare ricariche al posto delle 70 confezioni plastificate e si ingegneranno per regalarci penne solubili in acqua o compostabili con lo sguardo. Ma prima che questa cosa diventi la nostra nuova normalità avete pensato a come sostituire la vostra penna?
La prossima volta che buttate qualcosa nel bidone dell’indifferenziato provate a farvi delle domande, a valutare le alternative e ad indirizzare i vostri acquisti di conseguenza.
Il mondo non lo cambiano Steve Jobs o Elon Musk.
Il mondo lo cambiamo noi con le nostre abitudini…