La regola di Pareto applicata ai (presunti) talenti

“Il 20% dei dipendenti genera l’80% della produttività…” è la “regola dei pochi essenziali” del Dr Tomas Chamorro-Premuzic (psicologo e brillante autore di libri).

Una norma collegata al principio di Pareto che è esemplificativa anche di come molte aziende interpretano il concetto di “talento”.

Le organizzazioni guidate dal profitto sono interessate alla produttività e pensano (erroneamente), che solo poche persone possano essere responsabili della maggioranza dei risultati.

Vanno quindi alla caccia di “talenti”… che in questa ottica non sono altro che super-performer in grado di lavorare a testa bassa, senza creare troppi problemi e smarcando una grande quantità di lavoro.

La conseguenza è che queste persone vengono scelte per la loro capacità di eseguire task operativi, ricevendo l’etichetta di “talenti” e bruciandosi molto spesso nel tentativo di continuare a operare a ritmi elevati per tutta la carriera.

Il solo profitto distorce pertanto il concetto di talento (e quello di “leadership”), concentrando il focus su poche persone che sulla “corsa lunga” finiscono per andare in burn out o essere sostituiti dal prossimo “più resiliente”.

La normale conseguenza è che quel 20% rischia seriamente di bruciarsi mentre l’altro 80% va nell’insieme di quelli che Gallup definisce i “disengaged”… col risultato che diminuisce sia la vita media delle aziende che il loro grado di competitività.

Varrebbe la pena fare una riflessione collettiva, partendo dal fatto che smarcare task a più non posso rappresenta forse “una” capacità ma non la definizione piena di quello che è, veramente, un “talento”.

P.s: Un grazie a ChatGPT che in maniera “talentuosa” smarca quotidianamente moltissimi task operativi (compresa la generazione di immagini perfettibili).

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