Come mai è tanto facile avere un’idea ma è tanto difficile realizzarla?


Perchè ci vogliono tempo, pazienza (due risorse molto scarse in questo periodo) e metodo e perseveranza.

Quando ho iniziato a valutare la possibilità di aggiungere “pezzi” al mio percorso professionale trovando un “piano B” e avviando una multicarriera, avevo decine di idee ma non capivo come fare a “metterle in pratica”.

Dopo diversi fallimenti, una start up andata male nel 2017 e diversi altri tentativi sono riuscito a passare lo scoglio della “quarta fase”.

Quale è la quarta fase?

Adam Grant dice che quando siamo sul punto di trasformare un’idea in un progetto attraversiamo 6 fasi:

– Prima fase “Energia e ottimismo”: la fase dell’idea in cui l’entusiasmo è alto e il progetto ci sembra ricco di potenziale.

– Seconda fase “Realismo”: la fase in cui ciò che ci sembrava semplice si rileva più complesso del previsto costringendoci a ridimensionare euforia e impatto.

– Terza fase “Scoraggiamento”: la fase in cui mettiamo fortemente in discussione l’idea, riempiendola di “se” e di “ma”.

– Quarta fase “Depressione”: la fase caratterizzata dalla “sindrome dell’impostore” in cui mettiamo in discussione non solo l’idea ma anche le nostre capacità (e noi come persone);

– Quinta fase “Ripresa”: la fase in cui cominciamo a ragionare più razionalmente ed andare a fondo per cercare risoluzioni a dubbi ed eventuali problematiche vere o presunte (magari aiutati da qualche piccolo risultato);

– Sesta fase “Traguardo”: la fase di completamento del progetto in cui vediamo l’esito del nostro sforzo e il conseguente riconoscimento dato dalla “riprova sociale”.

Generalmente la maggior parte delle persone si ferma al quarto step e rinuncia ad andare oltre…

La quarta fase è la più critica perchè si insinua nelle nostre debolezze e nella nostra psicologia, rendendoci ciechi alle possibilità e non dandoci la forza di cercare attivamente un metodo, chiedere l’aiuto di un professionista o fare leva sul nostro “network”.

Non superarla significa entrare in un “vicolo cieco”, rinunciare a un “piano B” e buttare all’aria tutti i tentativi fatti.

Per approfondimenti sul tema suggerisco la lettura de “il vicolo cieco” e “la pratica” di Seth Godin… o il corso di NeNet che terrò il 25 Maggio su come impostare un piano B (o un nuovo progetto), in parallelo alla propria carriera professionale.

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