Intelligenza senza limiti (#52/2023)

Fin da quando varchiamo per la prima volta i portoni degli edifici scolastici, tutti ci fanno sentire come se il nostro cervello fosse un’entità fissa: qualcosa di immutabile e incapace di evolversi se non “graziata” da caratteristiche di base che altri stabiliscono essere “eccellenti”.

La nostra società è ossessionata da performance e quoziente intellettivo: classifiche e numeri attribuiscono punteggi fissi che condizionano pesantemente quello che riusciamo o non riusciamo a fare (vincolandoci in delle gabbie da cui è molto difficile uscire).

Dalle scuole impariamo a non andare fuori dalle righe, a rispettare le regole e a identificarci nei voti che prendiamo.

Le cose non migliorano crescendo: titoli e posizioni ci qualificano e ci incasellano in ruoli predefiniti che determinano il nostro futuro e non ci rendono liberi nè nelle scelte nè nella libera esplorazione di quelli che sono (o che potrebbero essere) i nostri veri talenti.

tutto attorno a noi sembra tendere all’omologazione, allontanandoci dal pensiero critico e dalla valutazione della possibilità che si possa essere o diventare altro rispetto alle etichette che ci hanno affibbiato.

Sviluppiamo così convinzioni sui nostri limiti e sulle nostre capacità, limitando le nostre scelte e conseguentemente il nostro “futuro”.

Docente a Stanford, Jo Boaler ha studiato per decenni l’impatto di convinzioni e pregiudizi sull’educazione, sfatando il mito che il cervello (e quello che ne facciamo) siano entità statiche e rivelando le sei chiavi che possono sbloccare le nostre “potenzialmente illimitate” capacità di imparare.

Chi arriva ai massimi livelli (compresi quelli che oggi chiamiamo “geni” dotati di un’intelligenza superiore come Einstein o Mozart), non lo fa unicamente in virtù di una predisposizione genetica, ma grazie alla capacità di svilupparlo, formarlo ed espanderlo costantemente attraverso la pratica deliberata dell’apprendimento.

Ricerche scientifiche e studi dimostrano quanto il nostro cervello sia un organo plastico in grado di cambiare, crescere, adattarsi e sviluppare nuove connessioni: quelle a cui rinunciamo quando invece lo consideriamo qualcosa di immutabile e privo di evolvere se non già “dotato” ottimamente per genetica.

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