California (#54/2022)

Di F. Costa Pag. 193 12 Novembre 2022

Quando pensiamo alla nazione che vorremmo diventare, la prima opzione che ci viene in mente è la California.

Buon vino, clima perfetto, prodotti tecnologici all’avanguardia e università fra le più prestigiose.

Quando pensiamo alla California pensiamo a un paese con un’economia in grande e costante crescita: un paese con un mercato del lavoro aperto e possibilità infinite.

Chiunque sogni di fondare il prossimo “unicorno”, guarda alla Silicon Valley: un posto dove chi vuole lavorare può farlo con stipendi alti e con la certezza di trovare un ecosistema di talenti e professionalità per fare  “scale up”.

La California è considerata da diversi decenni “la fine del mondo”: un paradiso di tolleranza, prosperità e paesaggi spettacolari… con una classe dirigente progressista, tollerante ed accogliente.

Questo fazzoletto di terra affacciata sull’oceano Pacifico sembra essere a pieno titolo la più grande incarnazione del sogno americano in cui “tutto è possibile”.

Ma è davvero così?

In questo libro, l’autore ci rivela una realtà diversa e un’inversione di tendenza che negli ultimi anni sta portando a una migrazione al contrario, a causa di una qualità della vita pessima, prezzi delle case alle stelle, alti tassi di criminalità, un numero enorme di senza tetto e la più grande polarizzazione fra chi può accedere a un’istruzione di alto livello e chi è piegato dalle logiche del capitalismo sfrenato.

A questo si aggiungono le discriminazioni razziali, la catastrofe climatica, le crescenti disuguaglianze fra generazioni e una politica incapace di riequilibrare un divario e uno squilibrio sempre più evidente.

La crisi della California costringe a interrogarci sulla realtà che ci circonda e su un sistema economico tanto scintillante quanto poco sostenibile: un sistema a cui ogni giorno guardiamo come se fosse la panacea di tutti i nostri “mali”.

Contraddizioni e vizi in cui rischiamo di cadere nella rincorsa a imitare un modello che sembra essere  l’Eldorado dell’economia globale ma che in realtà crea sperequazioni, disuguaglianze profonde e crisi che nessuna quantità di denaro sarà mai in grado di risanare.

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