Reinventare la ruota non è un modo per evolvere..
Il nostro principale problema non è solo la paura di fallire ma anche quella di analizzare i fallimenti che abbiamo avuto (perseverando più o meno inconsciamente negli stessi).
La nostra competitività sia come profissionisti che come aziende è influenzata da due fattori:
– dal fatto che non sperimentiamo abbastanza (fallendo poco e rinunciando a possibilità che potrebbero aprirci spazi enormi);
– dal fatto che quando proviamo e “falliamo”, prevale un sentimento di vergogna che ci allontana da un’attenta analisi degli errori.
Sono cose che si vedono quotidianamente anche nelle aziende migliori e con i professionisti più attenti, dando la forte sensazione che nonostante l’enorme progresso tecnologico ci si trovi spesso a “reinventare la ruota”.
Fallire non ci piace e quando succede non ci prendiamo mai abbastanza tempo per riflettere (perché maggiormente concentrati a “rimediare” sul breve termine).
In qualsiasi ambiente, quando sbagliamo la reazione istintiva è quella di correggere l’errore e andare avanti perchè abbiamo innumerevoli pressioni esterne che ci spingono a farlo… ma sul lungo termine non è quasi mai una strategia vincente perché gli errori (se analizzati a fondo) insegnano sempre qualcosa.
Fare i conti con i propri errori (personali e professionali), è un lavoro faticoso, noioso e piuttosto frustrante: richiede onestà intellettuale e la capacità di fare i conti con le proprie debolezze (cosa che nella nostra cultura viene stupidamente considerato un difetto); ma spesso è l’unico modo per fare un salto avanti nell’evoluzione e non perdere tempo a “reinventare la ruota” quando si potrebbe prendere l’aereo..