Quando i dipendenti si stancano: Great resignation e quiet quitting..

Ci stanchiamo presto di qualsiasi lavoro quando le sfide rimangono sempre allo stesso livello.

Dopo un po’ che si lavora svolgendo sempre la stessa mansione, arriva sempre un tetto oltre il quale tutto comincia a diventare noioso, privo di senso e demotivante.

Solo pochissime persone riescono ad automotivarsi facendo lavori che non offrono ulteriori “novità” e non diventando dei serial killer… quindi per le organizzazioni diventa una necessità trovare sempre nuovi modi per stimolare la crescita delle persone o il loro “livello intellettuale”.

Molti lavoratori si trovano a svolgere mansioni che non valorizzano appieno le loro capacità: qualcuno riesce ad automotivarsi, pochissimi altri a trovare dei diversivi (dentro o fuori dall’azienda) ma la maggior parte cade nella più assoluta “apatia prestazionale”.

Si vedono così centinaia di persone brillanti perdere interesse e volontà, rinunciare a dare il meglio di sé perché il termometro della leadership di chi sta sopra di loro segna sempre la stessa temperatura o perché le posizioni in azienda sono poche e occupate dai soliti noti.

La sfida per le aziende diventa allora quella di offrire la possibilità di nuove esperienze e di nuove sfide ai dipendenti, in modo che il loro impegno non ristagni nonostante le condizioni al contorno.

Offrire soluzioni, che siano di welfare, di maggiori possibilità di esprimersi dentro e fuori dall’azienda, di flessibilità di orari, di rimozione di vincoli o di “rotazione”, può contribuire a rendere il posto di lavoro un posto dove “si può scegliere” (ed è noto che dove c’è possibilità di scelta le persone riescono a rendere meglio..).

Se non ci sono sufficienti posti per tutti (o se quei pochi posti che ci sono devono essere occupati secondo criteri prestabiliti), vale la pena comunque cercare di trovare soluzioni per quella larghissima maggioranza della popolazione aziendale che ha ancora capacità, aspirazioni e competenze da vendere e da mettere a disposizione.

L’alternativa è subire passivamente la “great resignation”, il “quiet quitting” o tutti quei fenomeni che esistono da decenni ma che trovano solo ora un nome..

La scelta più intelligente è quella di ingegnarsi per trovare delle soluzioni (magari cominciando a chiedere alle persone e a coinvolgerle)… perché l’unica altra opzione è quella di aspettare passivamente che sempre più persone si mettano a sedere per dare il 20% di quello che potrebbero dare… (continuando a pagargli il 100% dello stipendio).

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