Leonardo Del Vecchio (#34/2022)

Di Tommaso Ebhardt pag. 315 1 Luglio 2022

La storia di Del Vecchio la conosciamo già nonostante il suo “profilo basso”: orfano di padre, ha iniziato come operario ed in poche decine di anni ha scalato Wall street creando un impero.

L’azienda è una sua creatura, tirata su con fatica e sudore come nelle migliori “storie di successo” dei grandi imprenditori.

“la differenza fra me e molti di quegli imprenditori partiti con me? Loro si sentivano arrivati quando si sono potuti permettere l’appartamento al mare, io non mi sono mai stancato di andare avanti”.

Leonardo, è scritto nella sua biografia, mette sempre l’azienda davanti a tutto, anche alla propria famiglia.

Vuole lavorare con i migliori, ha un atteggiamento duro ma anche di profondo rispetto per le proprie maestranze: è un precursore del welfare aziendale ma contemporaneamente rivela a più riprese il suo stile imprenditoriale: “gli accordi con i lavoratori sono scritti sul marmo: io vi do tutto, voi mi date tutto”.

Tra visionario e tradizionalista, era garzone e presidente: aggiustava le montature ma stringeva accordi internazionali.

Aveva un ossessione per il controllo: “seguo ogni giorno l’andamento delle vendite dei nostri 1500 rappresentanti. Nel fine settimana guardo proprio tutti i numeri”.

Veniva dal nulla e forse proprio per questo viveva nella costante tensione che potessero portargli via tutto  e distruggere “la sua fabbrica”: “Quello che non prendi tu lo prendono gli altri, non bisogna far crescere potenziali concorrenti”

Una storia di eccezionale determinazione e di sforzi sovrumani per salire sul tetto del mondo a tutti i costi…. Ma anche una storia di solitudine e mancanze profonde che probabilmente affondano le radici nella sua infanzia.

Oggi Del Vecchio viene giustamente celebrato per quello che ha saputo costruire, per la cura nei confronti delle sue persone e per la sua tenacia.

Ma nella sua biografia scritta da Tommaso Ebhardt, non sfuggono diversi passaggi che da una parte celebrano una visione “super eroica” di Del Vecchio ma che dall’altra gettano una luce chiara su come certi percorsi non lascino spazio a compromessi… facendo perdere pezzi importanti della vita di una persona.

Non ci sono mezze misure ed il successo si paga a caro prezzo.

Un uomo intelligente come Del Vecchio lo sapeva ed in chiusura al libro, dopo aver descritto la scalata supersonica di Luxottica, l’imprenditore dice: “Ho un solo vero rammarico. Ho pensato prima di tutto al lavoro. Io non ho mai avuto una famiglia. Non ho mai avuto un padre. Solo adesso mi rendo conto che dedicando tutto  me stesso, alla fabbrica, a miei collaboratori, ho passato poco tempo con i miei figli. Ecco il mio unico cruccio”.

Muore ad 87 anni, ancora in sella a quella creatura che gli ha dato molto ma che gli ha anche tolto molto.

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