Mo Gawdat

Fin da piccoli ci viene insegnato a prendere la vita di petto, perseguendo il massimo dei risultati a prescindere dalle difficoltà.

Impariamo a combattere le nostre debolezze (la via di massima resistenza), invece che far leva sui nostri punti di forza (la via di minima resistenza).

Veniamo addestrati ad andare oltre i nostri limiti, puntando alla ricchezza, alla bellezza e al successo più estremi.

Sono traguardi che costano fatiche enormi e che ci costringono ad una vita di stenti per sviluppare “resilienza”.

 Nel mio settore di lavoro, scegliere la via più impervia è quasi uno sport nazional.

I miei colleghi sono tutti  dirigenti che lavorano giorno e notte, che vivono sempre sotto pressione e che si affannano ad abbattere ostacoli in ogni istante.

Il loro ideale è costringersi a “superare i propri limiti” per “fare la differenz”a.

Cercano di esercitare un controllo totale anche sulla vita privata.

La sera sono sempre impegnati in cene di lavoro o eventi di networking.

Il tempo passato con i figli serve solo a scarrozzarli avanti e indietro dalle lezioni di tennis o di pianoforte.

Le giornate sono pianificate al “minuto ” e tutto deve svolgersi con la puntualità di un orologio svizzero.

Nelle rare occasioni in cui si concedono una pausa, la riempiono con altre attività estreme: magari partecipando ad un Iron Man o ad una maratona.

Qualcuno porta all’eccesso anche il salutismo o  il fitness.

Riescono quasi sempre a conseguire i loro obiettivi, ma sempre pagando un prezzo altissimo

…spesso invece di “vivere”, ingaggiamo una vera e propria battaglia con la vita, ma nello scontro il costo è sempre sproporzionato al guadagno… ed a quel punto, quando magari ci rendiamo conto che il tempo è “passato troppo in fretta”, la accusiamo di essere troppo difficile.

In realtà la vita può essere molto semplice: siamo noi a scegliere la strada più ardua.

Mo Gawdat, ex dirigente ai vertici di “Google X”

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