La sicurezza psicologica in un team è responsabilità di tutti

Come un clima di paura trova terreno fertile in cattivi capi ma anche in gruppi “consenzienti”, così un clima virtuoso viene costruito da tutti i membri di un gruppo.

Se l’organizzazione o i manager predispongono un ambiente di un certo tipo, non è detto che un singolo debba necessariamente “farlo suo” o favorirlo col “silenzio assenso” (cosa che purtroppo prima o dopo ci siamo ritrovati tutti a fare).

E’ chiaro che un capo dispotico ha leve molto alte per convincere le persone a non esprimersi, a non sollevare problemi ed a stare “ridotti” in ambienti angusti e poco favorevoli per la crescita.

E’ però altrettanto vero che anche un atteggiamento passivo da parte dei singoli, legittima uno “status quo” di questo tipo.

Girandola in positivo, si può dire che un buon ambiente è fatto sì da un buon leader ma anche e soprattutto da tutti i membri che lo compongono.

Da ogni posizione è possibile contribuire a creare un ambiente sicuro che favorisce la libertà di espressione ed aumenta quindi non solo il benessere ma anche i risultati del gruppo.

Questo consente alla “sicurezza psicologica” (alla base di grandi performance) di diventare una “pratica da co-creare ed alimentare con costanza a livello collettivo da parte di soggetti multipli”.

Ciascuno di noi ha tre responsabilità:

  1. lavorare su se stessi per trovare il coraggio di “fare la cosa giusta” (anzichè concentrarsi a fare le cose nel modo giusto secondo criteri altrui);
  2. migliorarsi per mettere a disposizione le proprie caratteristiche al servizio di scopi comuni;
  3. agire costantemente nei contesti per salvaguardare la sicurezza psicologica del gruppo.

Solo così si creano ambienti davvero all’avanguardia, in cui si può lavorare per ottenere il meglio da sè e dagli altri… senza troppo stress.

E quando questo non è proprio possibile? forse meglio pensare ad una “exit”..

Ref 18/55/2021

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