Il fruscio degli ecucalipti ( #8/2022)

di Maria Grazia Zedda pag. 259 01 Febbraio 2022

Il fruscio degli Eucalipti non è un libro di management ma spiega come le persone possono fare la differenza per consentire agli altri di superare le proprie barriere (fisiche e non), traendo il massimo dei contributi da tutti.

E’ la storia vera di Martina, ragazza sorda che nella sua rocambolesca storia fatta di inciampi, enormi difficoltà e soprusi di ogni genere ha trovato aguzzini ma anche persone che si sono rifiutati di condannarla ad una vita di emarginazione, facendole superare gli “impedimenti” imposti dalla sua disabilità e dotandola di strumenti che potessero fargli superare ostacoli ed accedere a quelli che erano i suoi veri talenti.

Ognuno di noi ha degli “impedimenti” ed ognuno di noi ha dei punti di forza che possono essere messi in luce o in ombra a seconda degli strumenti di cui viene dotato.

La differenza fra disabilità ed impedimento è sottile e dipende da come si guarda il problema: Martina nella sua storia ha trovato persone che sono andate oltre la sua sordità, che hanno visto il suo potenziale e le sue capacità e che le hanno chiesto “di cosa avesse bisogno” per superare le proprie difficoltà lasciando spazio a quello che sapeva fare.

Con queste semplici domande e con la tecnologia, queste persone hanno rimosso gli “impedimenti” di Martina e fatto in modo che impattassero meno possibile su quello che poteva fare, trasformandola da una persona disabile che rappresentava un peso nella società ad una professionista perfettamente abile in grado di superare le sue stesse aspettative.

Ognuno di noi ha delle disabilità o degli impedimenti: io stesso se dovessi fare un lavoro compilando file excel o lavorando a giornata su clausole e cavilli contrattuali o burocratici probabilmente renderei meno di un bambino di 9 anni e potrei essere considerato alla stregua di chi ha una pesante “non-abilità”.

La lezione che si apprende è che quando proviamo ad “estendere” il concetto di disabilità, troviamo che questo riguarda tutti noi e che le possibilità di superare le proprie difficoltà dipendono sempre dagli strumenti di cui siamo dotati, dalle posizioni in cui siamo messi e dalle persone che incontriamo (che possono concentrarsi sul fornirci i primi due elementi o metterci in un angolino rendendoci incapaci di esprimere il nostro “potenziale”).

Come nel caso di Martina, molto dipende da come guardiamo le cose, dalle domande che ci facciamo e da come approcciamo gli impedimenti trattandoli come tali e non come “disabilità”.

Ringrazio “Martina”, autrice di questo libro che anni fa cambiò letteralmente la mia visione sulla disabilità e sugli “impedimenti”… dandomi una comprensione più profonda della disabilità e sull’importanza di rimuovere gli “impedimenti” degli altri per consentirgli di farli esprimere al massimo del loro potenziale (concetti utilissimi e che ancora oggi mi porto dietro nella gestione delle relazioni professionali).

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