Dio c’è ma non sei tu… (uno dei precetti fondamentali della leadership)

“Accettare i propri limiti è la forma più adulta di esercizio della leadership” a prescindere dal proprio ruolo..

Esercitare il proprio ruolo di leader o responsabile avendo bene in mente di non essere né onnisciente né tanto meno onnipotente, è una delle chiavi per saper fare bene il proprio lavoro.

Anche se tanto più si sale in un organigramma, tanto più si trovano persone che spingono a farcelo credere (e tanto meno si trovano persone disposte a rischiare di andare controcorrente), è necessario “accettare che essere il capo, ancorché l’incontrastato numero uno di una grande organizzazione, non significa essere un Dio” .

Siamo uomini, donne, deboli, limitati, provvisori, incerti, fragili fra miliardi di altri uomini o donne come noi… che forse fanno lavori diversi ma che coesistono in un’epoca in cui non esistono certezze o modelli duraturi (ed in cui l’onniscienza è un concetto poco sensato e logicamente irrealizzabile da chiunque)

La scritta “Dio c’è ma non sei tu”, che appare come una massima da bar, è uno dei precetti fondamentali della “nuova leadership” (oltre ad essere un modo di dire che richiama quel buon senso che spesso si può facilmente ritrovare sulle scritte dei muri di periferia o dei cavalcavia in autostrada)

Una interessante variante di questo concetto è la “massima di Bloch” applicata al management che suggerisce che un uomo di potere che sopravvaluta le proprie capacità è come un uomo in cima alla montagna: “vede tutti piccoli e tutti lo vedono piccolo”..

P.s.: il virgolettato è tratto dal libro “leader ma non troppo” di Giuseppe Morici

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